La scorsa settimana, l’associazione Libera ha pubblicato un dossier dal titolo “La variante criminalità”. Un gioco di parole che ben si lega a quanto vissuto nel corso degli ultimi due anni, segnati da una pandemia che ha lasciato strascichi sia psicofisici che socioeconomici. Sì perché oltre al primo aspetto, quello che abbiamo vissuto un po’ tutti e di cui si è parlato spesso, ce n’è un altro che rischia di essere messo nel dimenticatoio troppo in fretta. Stiamo parlando della “variante criminalità”, appunto, una variante che non colpisce i polmoni di chi si infetta, ma le tasche, la dignità, il futuro del nostro Paese e dei nostri cittadini. Il dossier realizzato dall’associazione di Don Ciotti cerca di far luce sul fenomeno criminale in Italia, nel tentativo di analizzare quanto e come la pandemia abbia influito sull’aumento dei reati. I risultati (per “assonanza” rappresentati in giallo, arancione e rosso) sono pietosi: in piena zona rossa troviamo infatti la Puglia, la regione italiana con più casi di reati di stampo mafioso e con un incremento maggiore rispetto al biennio pre-pandemia.

Ma procediamo con ordine. Tra il 2020 e il 2021, secondo quanto riportato dal dossier, le segnalazioni di reati mafiosi avrebbero toccato quota 252.711, con un incremento del 24% rispetto al 2018/2019. Tra le regioni maggiormente colpite (con un +25%) ci sono Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Sardegna, Basilicata e Trentino Alto Adige. Situazione simile per quanto riguarda le aziende destinatarie di interdittive antimafia, per cui nel biennio pandemico sono stati registrati ben 3.919 casi (+33%). Anche in questa occasione, la regione maggiormente colpita è la Puglia, questa volta in perfetta compagnia di Sardegna (+600%), Veneto (+471%) e Trentino Alto Adige (+300%). Insomma, una variante criminalità che non fa distinzioni tra Nord e Sud ma che, al contrario, sa attecchire un po’ dappertutto, specie in settori maggiormente in difficoltà come la ristorazione e l’edilizia.

Nel primo caso, infatti, la criminalità organizzata avrebbe sfruttato la poca liquidità di queste attività che per prime e più a lungo sono state colpite dalle restrizioni anticovid. Tanto che per questo ambito è stato coniato un termine specifico come “risto-mafie”. Lo stesso, ovviamente, vale per l’edilizia, vera e propria fucina economica per tutte le attività criminali. Pensiamo ai vari bonus per le case o allo stesso PNRR grazie al quale si procederà alla realizzazione di diversi appalti pubblici: un’occasione troppo ghiotta per chi, in questo settore, ci sguazza allegramente da tanto tempo. Non bisogna dimenticare poi i reati informatici, che hanno registrato un +39% per quanto riguarda i “delitti informatici” e un +32% per le truffe e frodi informatiche, con la Puglia ancora presente tra le regioni maggiormente colpite. Situazione diversa per quanto riguarda i reati di usura (solo +1,3%), con addirittura un calo del 20% per quanto riguarda i reati di riciclaggio e impiego di denaro.

“In questo oscuro scenario – si legge sul sito di Libera – la lotta alle mafie e alla corruzione sembra scomparsa dall’agenda politica del Paese nonostante il prezioso e grande lavoro compiuto dalle forze dell’ordine e dalla magistratura”. “Proprio nell’anno in cui ricorre il trentennale di Mani Pulite e delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio – continua la nota di Libera -, sembra che questi fenomeni criminali si siano radicati in un distorto ‘senso comune’, quasi si trattasse di una ‘patologia nazionale’ ormai cronicizzata, in un processo di normalizzazione per cui meglio fingere che il problema non esista o sia meno grave di quel che sembra”.

Dello stesso avviso è, ovviamente, lo stesso Don Ciotti, che in merito al dossier ha affermato come esista una variante criminalità che, come quelle del virus, “provoca malattia e morte sociale indebolendo la democrazia e ostacolando il cambiamento”. “Una variante – continua don Ciotti – alla quale rischiamo di abituarci, in una convivenza che sarebbe alla lunga letale”. Davanti ad un nemico così potente e in grado di adattarsi così bene al mondo che cambia, quale è la criminalità organizzata, conviverci in “serenità” significherebbe barattare il futuro e la dignità di ogni cittadino. Per tale ragione oggi, dopo due anni dallo scoppio della pandemia, il contrasto alla mafia diventa ancor più importante e indispensabile. E dovrebbe essere la priorità di una politica, ormai da tempo colpevolmente distratta sul tema.

Giovanni Dato -ilmegafono.org