In Italia, forse come in nessun altro stato membro eccetto l’Ungheria, le elezioni europee appena concluse hanno visto la vittoria o la crescita delle forze sovraniste. Il segno di un elettorato e di un popolo alla deriva, logorato nel profondo, carico di odio e frustrazione, vuoto in termini di idee e di pensiero critico.

Tuttavia, obiettivamente, il populismo che ottiene consensi in Italia, Francia e Ungheria, rimane sotto le aspettative a livello europeo, con una rappresentanza ancora ampiamente minoritaria. Al contrario, chi cresce quasi ovunque è il fronte ambientalista, spinto dai movimenti che da mesi chiedono una svolta verde e una maggiore attenzione alla salute e al futuro del Pianeta. Sono loro i veri vincitori. I Verdi infatti hanno ottenuto un largo consenso politico in numerosi Paesi dell’Unione Europea, facendo leva soprattutto sulle nuove generazioni, quelle under 30. Se il partito ambientalista in Italia ha fallito ancora, ottenendo poco più del 2%, altrove è stato protagonista di una vera e propria escalation, ma non.

In Germania, ad esempio, divenendo secondo partito con oltre il 20%, o in Francia con circa il 13%, ma anche in Gran Bretagna e in Belgio, dove i Verdi hanno avuto grande rilevanza; un’avanzata silenziosa, progressiva e soprattutto progressista sotto numerosi aspetti. Un’Europa rinnovabile e pulita a livello energetico, un’industria a basso impatto ambientale e una maggiore coesione sociale: sono solo alcuni esempi di quello che potranno proporre al nuovo Parlamento Europeo i circa 70 rappresentati di questo movimento.

Se si presenteranno le giuste condizioni, i leader del nuovo vento verde siederanno dal lato della maggioranza del Parlamento, per ricoprire un ruolo centrale nel tentativo di cambiare l’Unione Europa, basandosi su quei cambiamenti utili a rafforzare e far progredire il sistema e non a distruggerlo, quei cambiamenti che guardano con ottimismo al progresso e alla coesione. E soprattutto al bene comune e all’interesse collettivo.

Manuele Foti -ilmegafono.org