Che i crimini contro l’ambiente siano aumentati negli ultimi anni è ormai evidente, ma addirittura oggi si parla di numeri storici. È quanto emerge dal rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente, che sottolinea il boom di arresti nel 2017 per reati ambientali e di inchieste sui traffici illegali di rifiuti. Sono state infatti 538 le ordinanze di custodia cautelare emesse in questo ambito. Risultati ottenuti grazie a una più ampia applicazione della legge 68 e grazie a un’attività più repressiva delle forze dell’ordine nei confronti dei trafficanti di rifiuti.

Proprio quello dei rifiuti è il settore dove si concentra la percentuale più alta di illeciti, che sfiorano il 24 per cento. Si parla di 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016). Il peggiore nemico rimane dunque la corruzione, provocata dall’intenso sfruttamento illegale delle risorse ambientali.

“I numeri di questa nuova edizione del rapporto Ecomafia – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi urgenti per dare risposte concrete ai problemi del Paese. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica. Noi lavoreremo perché tutto questo avvenga nel più breve tempo possibile, continuando il nostro lavoro di lobbying per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose della legge”.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei reati, la maglia nera spetta alla Campania, che registra il maggior numero di illeciti ambientali (4.382, che rappresentano il 14,6 per cento del totale nazionale), seguita dalla Sicilia (3.178), poi dalla Puglia (3.119), dalla Calabria (2.809) e, infine, dal Lazio (2.684). I procedimenti totali avviati dalle procure sono stati 614, contro i 265 dell’anno precedente. Il reato più riscontrato è stato l’inquinamento ambientale con 361 casi, poi l’omessa bonifica (81), i delitti colposi contro l’ambiente (64), il disastro ambientale (55), l’impedimento al controllo (29) e il traffico di materiale ad alta radioattività (7).

Tra le tipologie di rifiuti predilette dai trafficanti ci sono i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), i materiali plastici, gli scarti metallici (ferrosi e non), carta e cartone. Per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose, il 2018 è un anno record per lo scioglimento delle amministrazioni comunali. I clan censiti da Legambiente finora e attivi nelle varie forme di crimine ambientale sono 331. In Italia, inoltre, si continua a costruire abusivamente in maniera irresponsabile: secondo le stime del Cresme, nel 2017 sarebbero state costruite circa 17 mila nuove case abusive. Ma i reati non finiscono qui: in crescita quelli nel settore agroalimentare, in particolare in quello ittico, della ristorazione, di vini e alcolici, della sanità e cosmesi.

Continua anche senza sosta l’aggressione al patrimonio di biodiversità, sulla pelle di lupi, aquile, pettirossi, tonni rossi, pesci spada e non solo. Infine, è allarme per i sacchetti di plastica fuori legge che inquinano l’ambiente e che si trovano nei mercati rionali di ortofrutta e nei negozi al dettaglio. Sono, dunque, tanti i problemi da affrontare e i crimini inflitti all’ambiente. Con la speranza che vengano adottate al più presto, l’associazione ambientalista ha avanzato numerose proposte per combattere la criminalità ambientale che, dati alla mano, è aumentata in tutta la penisola.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org