Dall’inizio dell’anno ad oggi sono stati ben 17 i comuni italiani sciolti per mafia: da Cirò Marina (KR), passando per Trecastagni (CT), sino ad arrivare a Sogliano Cavour (LE), ultimo in ordine cronologico: il quadro che ne emerge è quello di una situazione che è diventata allarmante, sebbene molti sembrano non accorgersene. L’ultimo caso, che riguarda proprio il piccolo comune salentino, non può sorprendere più di tanto, perché quello dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose è un trend in netta crescita che sale anno dopo anno (furono 21 in tutto il 2017) e che, sebbene tenda a colpire principalmente il Sud, non risparmia neppure diverse località del Nord e del Centro Italia.

In effetti non sorprende nemmeno che l’ennesimo comune si trovi proprio in Puglia: è qui che le vicende criminali, infatti, sono in netto aumento ed è qui che l’attenzione andrebbe posta maggiormente. Dal 2000 ad oggi, infatti, la criminalità organizzata ha ottenuto sempre più potere in tutte le province, dal Gargano sino al Salento stesso: si è trattato di una crescita territoriale, economica e violenta che non ha avuto eguali, nonostante si continui a considerare questa mafia come una sorta di mafia “minore”, sicuramente con meno impatto mediatico rispetto alle organizzazioni storicamente ben più note e potenti.

È però proprio questo atteggiamento che ha fatto sì che in Puglia la criminalità organizzata proliferasse in maniera indisturbata. È così che solo a Foggia e provincia, ad esempio, sono stati “censiti” ben 44 clan, un numero impressionante. È in mezzo a questo clima di sottovalutazione, che notizie di intimidazioni, attentati e addirittura di omicidi hanno preso sempre più piede: si pensi, ad esempio, al terribile raid del 9 agosto scorso, a San Marco in Lamis (Foggia), dove due contadini innocenti sono stati freddati per aver assistito involontariamente ad un regolamento di conti fra due clan rivali. Si pensi anche alle diverse operazioni svolte dalle forze dell’ordine contro numerosi esponenti criminali un po’ in tutta la regione, a dimostrazione di una crescita del tasso criminale impossibile da ignorare.

Quello legato ai comuni sciolti per mafia è, come la mafia stessa, uno di quei problemi con cui il nostro Paese ha imparato a convivere ormai da troppo tempo e a cui, come si diceva, in pochi sembrano far caso: se al Sud tutto ciò parrebbe “accettabile” o in un certo senso prevedibile (errore di considerazione e di mentalità gravissimo che ha peggiorato ulteriormente la situazione), neppure in altre parti d’Italia se la passano bene: Sedriano (Milano), Lavagna (Genova), Bordighera (Imperia) ma soprattutto Ostia, vero e proprio centro della criminalità organizzata romana, sono solo alcuni dei comuni del nord e del centro Italia sciolti negli anni per infiltrazioni mafiose.

Insomma, l’intero Paese è ammorbato da un virus che non vuol proprio andare via, specie se a combatterlo vi sono  istituzioni politiche deboli, quasi noncuranti del problema o concentrate su temi che rischiano di distogliere in maniera pericolosa l’attenzione su quella che dovrebbe essere la priorità per un governo e soprattutto per alcuni suoi ministeri…

L’ultima crociata anti-immigrazione realizzata da Salvini e dai suoi adepti ha oscurato temi urgenti quali la criminalità organizzata, temi che, a parte qualche slogan e qualche discorsetto retorico, non vengono neppure presi in considerazione. L’attenzione massiccia e spietata sui barconi fatiscenti e sulle condizioni di centinaia di disperati, così come la guerra insensata alle Ong, con accuse false e smentite dalle procure e dalle relative indagini, sembrano portare più consenso rispetto alla questione gravissima di un comune sciolto per mafia o al tema della criminalità in generale. D’altra parte, perché preoccuparsene? Perché farlo se il popolo intero, ignorante sino allo sfinimento, ha deciso di andare dietro agli slogan vuoti e crudeli del governo e di trascurare del tutto la feccia mafiosa che uccide la nostra economia, la meritocrazia, la libertà?

Ecco, probabilmente le cose non cambieranno in fretta (in realtà ne avremmo bisogno, perché l’aria si fa sempre più pesante), però una cosa è certa: chi tiene davvero alle sorti di questo Paese farebbe meglio a concentrarsi su problemi ben più grandi (e possibilmente reali); farebbe meglio a combattere contro l’illegalità, la violenza mafiosa, i soprusi, l’ingiustizia. L’immigrazione è un tema importante, ma va affrontato riconoscendo diritti  e non umiliandoli, né trasformando le vittime in colpevoli o in minacce. Bisogna tornare alla razionalità e capire che chi ci sta uccidendo ha sangue totalmente italiano.

Giovanni Dato -ilmegafono.org