Lo scorso 4 aprile, i locali del carcere borbonico di Avellino hanno ospitato un evento organizzato da Legambiente per presentare il report “Ecomafia 2021. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Campania”, che fotografa la situazione delle ecomafie in Campania. In base ai dati raccolti dall’associazione ambientalista italiana, nel 2020 la regione si è confermata ancora una volta capitale dei reati ambientali. Nonostante un’impercettibile diminuzione rispetto al 2019 (appena 92 in meno), in Campania tale tipologia di reati ha una fortissima diffusione: oltre 5000 nel corso del 2020, con una media di 15 illeciti al giorno. Un giro d’affari che tocca cifre vertiginose e che coinvolge categorie molto eterogenee tra loro: oltre ai 90 clan della zona, a lucrare con i reati ambientali sono infatti anche imprenditori e funzionari pubblici.

Eterogenei sono anche i settori economici in seno ai quali questi illeciti trovano terreno fertile: oltre a quello dei rifiuti e dell’edilizia, infatti, questi reati imperversano anche nel settore dello sfruttamento delle energie rinnovabili e in quello del traffico di animali. Questo probabilmente spiega le difficoltà riscontrate nel loro contrasto, sebbene l’attività di sensibilizzazione degli ultimi anni sull’argomento abbia sortito un qualche, innegabile, effetto. Nel corso dell’ultimo anno si sono infatti registrati considerevoli incrementi delle denunce, degli arresti e dei sequestri. “Culturalmente parlando – ha sottolineato il presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato – c’è un passo in avanti, perché ci sono tantissimi esposti che provengono da associazioni di cittadini che, poi, portano all’apertura di indagini”. “Grazie anche alla legge n. 68 che inserisce gli ecoreati nel codice penale – ha continuato l’ambientalista- oggi tantissime indagini vanno avanti e, finalmente, gli ecomafiosi vanno in galera”.

“Dossier come questi – ha commentato al termine dell’incontro il consigliere regionale, Vincenzo Ciampi – sono estremamente utili, in quanto delineano un quadro di una situazione in un settore utile per l’attività istituzionale. Purtroppo, da questi documenti emerge una situazione catastrofica per quanto riguarda la Campania che, a livello nazionale, occupa i primi posti in termini di illegalità per le ecomafie”. Il consigliere ha inoltre auspicato per il futuro un incremento della coscienza collettiva che ostacoli il dilagare di questi reati e riscatti un po’ la posizione campana.

Un auspicio che è sempre valido laddove si affrontino tematiche di contrasto alla criminalità organizzata, poiché la lotta alle mafie, in tutte le loro declinazioni ed in tutti i loro affari, passa sempre, inevitabilmente, da un’evoluzione della mentalità sociale. Affinché si sia concretamente in grado di sconfiggere le mafie è necessaria una maggiore consapevolezza di quanto certi reati ledano gli interessi di noi tutti e, conseguentemente, di quanto nessuno di noi si possa esimere dal fare la propria parte per tutelare certi interessi, proprio perché collettivi. Questo è possibile solo denunciando, rifiutando compromessi o anche semplicemente sensibilizzando gli altri.

Anna Serrapelle-ilmegafono.org