“Emilia sdraiata fra i campi e sui prati, lagune e piroghe delle terramare, guerrieri del Nord dai capelli gessati, ne hai visti passare! Emilia allungata fra l’olmo e il vigneto, voltata a cercare quel mare mancante e il monte Appennino rivela il segreto e diventa un gigante”. Sono le parole di una delle canzoni di Francesco Guccini dedicate alla sua terra. Oggi, quella stessa terra amata dal cantautore modenese sembra essere avvolta dalla nube nera delle mafie, dove la ‘ndrangheta domina e inquina territorio e società civile. Il fenomeno è emerso già negli anni Ottanta dello scorso secolo quando, come è emerso nel 2018 durante il processo Aemilia, diverse famiglie di ‘ndrangheta (Lucente, Bonaccio, Dragone e altre) iniziarono ad aprire delle “attività” nelle province di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza, col permesso della ‘ndrangheta di San Luca, paese in provincia di Reggio di Calabria. Secondo i giudici della Corte di Appello di Bologna, la mafia calabrese aveva e ha “una potenza organizzativa con una peculiare capacità reattiva e sapeva al contempo operare sempre più a 360 gradi, con una sorprendente abilità mimetica per meglio infiltrarsi nel tessuto economico imprenditoriale sano della regione”.

A distanza di qualche anno dal processo Aemilia, Calogero Gaetano Paci, da un anno e mezzo procuratore capo a Bologna, lancia un ulteriore allarme: “Il territorio di Reggio continua a essere il centro di riferimento per il nord della criminalità organizzata”. E Reggio non è Reggio Calabria ma Reggio Emilia, ormai in mano ai clan calabresi, che la considerano un loro territorio fuori dalla Calabria, una sorta di terra conquistata. I flussi in entrata delle notizie di reato in materia economica sono incrementati considerevolmente e, nel 2022, sono stati emessi dalla prefettura 106 provvedimenti interdittivi, il doppio di Reggio Calabria e Catanzaro. Questo significa, ad esempio, che nel mercato delle commesse pubbliche le imprese in odor di mafia sono tantissime e la ‘ndrangheta, attraverso queste imprese, può beneficiare di erogazioni pubbliche.

Il procuratore interviene anche sul reato di abuso d’ufficio, che il Parlamento sta per abolire, una decisione che aumenta e alimenta il reticolo di collusioni affaristico-clientelari. Probabilmente si è sottovalutato il fenomeno mafioso, pensando, erroneamente, che fosse circoscritto a qualche piccolo gruppo di immigrati calabresi. Bisogna anche dire che la potenza della ‘ndrangheta stessa è stata sottovalutata e poco tenuta in considerazione rispetto ad altri fenomeni come cosa nostra e camorra. Negli ultimi due anni a Reggio Emilia si sono consumati otto omicidi volontari, 20 tentati omicidi, 34 omicidi colposi, 148 incidenti sul lavoro di cui 12 mortali. Alla mafia calabrese si aggiungono le altre organizzazioni criminali provenienti da altri Paesi.

Lo stesso allarme del procuratore Paci viene lanciato da Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli, riguardo alla città di Parma: “L’Emilia Romagna è una regione ricca, quindi molto allettante dal punto di vista economico. Sia per le attività lecite che illecite. Una regione molto ambita. ‘Ndrangheta e camorra sono in Emilia Romagna, da almeno 25 anni, sono presenti in modo radicato e sistematico in provincia di Reggio Emilia e Modena”. In questi territori le mafie riciclano soldi, provento di azioni illegali, trafficano droga, vendono e investono i guadagni in attività commerciali. Dopo il processo Aemilia, dopo l’allarme lanciato dai procuratori Paci e Gratteri, occorre fare qualcosa, occorre indagare, controllare, denunciare, educare. Occorre un patto di legalità tra istituzioni, università, enti locali, associazioni sindacali e sociali, associazioni culturali.

I gruppi criminali avanzano e si espandono, gran parte della società civile e la politica italiana nel suo insieme sembrano in fase letargica. Prendere coscienza che il nostro Paese è diventato uno dei luoghi privilegiati dalle mafie, potrebbe essere un buon punto di partenza per riprendere possesso dei territori conquistati dalla criminalità organizzata, per riportare l’Emilia Romagna a terra “sognante fra l’oggi e il domani, di cibo, motori, di lusso e balere, di faccia, di grida, di mani” come direbbe ancora il nostro Guccini.

Vincenzo Lalomia ilmegafono.org