Il governo Conte bis ha ottenuto la fiducia e può iniziare il proprio lavoro con lo stuolo di ministri pentastellati e del PD. Una schiera di 21 tra burocrati, esponenti di partito e validissimi rappresentanti della società civile, ai quali hanno affibbiato il compito (ingrato) di salvare l’Italia. A leggere i giornali sembra infatti che il governo possa nell’ordine: ottenere chissà quali sconti in campo economico dalla Commissione europea; durare almeno due anni per fare in modo che sia questo Parlamento ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica; riassestare i danni che ha fatto il “lupo nero” Salvini; tenere Salvini e soci lontani dal governo per il tempo necessario a sgonfiarsi.

A capitanare tutti, in questa impresa madornale, c’è l’Avvocato del Popolo, il Presidente del Consiglio, fino a un mese fa sbeffeggiato e accusato di essere il burattino dei due vice premier, orgoglioso sovranista, propugnatore di un 2019 “bellissimo” e oggi idolo indiscusso della politica nostrana, elevato alla caratura di un presidente emerito della Repubblica. E dire che lo stesso Conte, nonostante il cambio di maggioranza, è stato capace di non rinnegare nulla del governo Conte I e di far credere a tutti che il Conte bis sarà in discontinuità col passato. Come se il Conte I fosse stato presieduto da Mr.Hyde o dal fratello scemo.

La situazione è, come dicono alcuni, grave ma non certo seria e ancor meno seria è la posizione che ha assunto il PD. L’appoggio al governo e a questa operazione che vede come unico vincitore Conte è sbagliata molto prima di arrivare a rivangare i toni violentissimi usati in passato da esponenti grillini verso Renzi, Boschi, Boldrini, Gentiloni, Zingaretti, Marino. Ancor prima della baggianata montata ad arte di Bibbiano. Ancora prima della disarmante contraddizione in cui cade Zingaretti (e molti con lui) che mai si sarebbe alleato con il M5S, che aveva battuto due volte. La scelta di formare un governo con il M5S sconta una serie di rischi niente affatto banali per il PD ma, in generale, anche per la vita politica e democratica del Paese. Vediamo quali.

1. Far il Conte senza l’oste. Appoggiare il governo con una operazione costituzionalmente legittima e inattaccabile, di fatto espellendo Salvini dal Palazzo, ha senso solo se si ipotizza che Salvini perda consenso dall’opposizione. Ipotesi forte soprattutto considerato che lo si lascia fare campagna elettorale perenne senza che si prenda mai la responsabilità politica delle sue decisioni.

2. Avere paura ancora una volta delle elezioni. In più sedi è stato affermato che andare ad elezioni significava consegnare il Paese a Salvini. Questo è un ragionamento totalmente inopportuno perché rimanda (di nuovo) il problema del confronto con il Paese che, anche nella sua componente più schiettamente democratica, rischia di disaffezionarsi ancora di più alla politica. Inoltre, offre il più facile degli slogan a Salvini (sbagliato sotto ogni profilo s’intende, ma pur sempre uno slogan e dunque potenzialmente efficace).

3. Il partner era alleato di Salvini fino a qualche mese fa. Il M5S ha cresciuto, pasciuto, coccolato e sostenuto la Bestia tutto il tempo necessario perché diventasse quello che è diventata. Nessun esponente di spicco del M5S ha mai rinnegato o si è opposto a Salvini su nessuno dei suoi peggiori provvedimenti, ivi compreso l’osceno spettacolo delle navi delle ong ancorate a largo in attesa di un approdo. Dove erano allora il ministro 5 stelle Toninelli e il ministro 5 stelle Trenta? E l’avvocato del popolo? Attenzione: tutto ciò di cui accusate Salvini è stato possibile anche grazie al ruolo attivo del M5S che, giova ricordarlo, ha la maggioranza relativa del parlamento.

4. Siamo sicuri che Conte, fino a prova contraria orgoglioso leader di uno dei peggiori governi italiani, di colpo possa dare discontinuità?

5. A chi si rivolgeranno i democratici delusi da questa operazione cui si è prestata anche LeU? C’è stato un gioco abbastanza squallido di poteri: la presunta telefonata tra Salvini e Zingaretti per chiedere un eventuale appoggio per andare ad elezioni, il capovolgimento di fronte di Renzi e dei suoi in cerca di riparo dalle epurazioni zingarettiane, il voltafaccia del movimento e del suo capo politico. Tutto questo cosa comporterà? Un aumento dell’astensione? Nei fatti il principale partito non populista d’Italia ha abdicato al suo ruolo per andare al governo.

Certo c’è stato il senso delle istituzioni a guidare Zingaretti. Sicuramente in molti prevale e ha prevalso la prospettiva di allontanare Salvini dal potere perché effettivamente pericoloso per la democrazia. Ma quelli che ora hanno accanto sono più democratici? Basta chiederlo ai colleghi parlamentari espulsi. Basta verificare la tenuta della piattaforma Rousseau a cui hanno fatto appendere i destini del Paese. Vi ricordate quando ce la prendevamo con Berlusconi e il suo partito personalista? Il partito azienda, ve lo ricordate? Ecco allora dobbiamo chiederci: perché il segretario Zingaretti ha trattato, tra gli altri, anche con Davide Casaleggio, che è solo il presidente di un’associazione vicina al M5S? Sarebbe interessante capire quale incarico politico abbia Casaleggio e quale potere e soprattutto da cosa discenda. In attesa di chiarirci le idee in questo marasma ci auguriamo, senza speranza, che qualcosa cambi davvero.

Penna Bianca -ilmegafono.org