Sono ormai mesi che assistiamo alla battaglia mediatica tra Matteo Salvini, ministro dell’Interno e numero uno della Lega, e Roberto Saviano, scrittore e autore del best seller “Gomorra”. Una bomba pronta ad esplodere da ormai quasi un anno. Precisamente da giugno scorso, da quando Salvini aveva ipotizzato l’eventualità di togliere la scorta a Saviano e lo scrittore aveva prontamente risposto dando del “buffone” al leader del Carroccio. Già allora il sostegno dei social, attraverso l’hashtag #iostoconsaviano, fu massiccio, con grande indignazione davanti all’idea che l’eroe anticamorra perdesse la scorta solamente per aver non aver nascosto il proprio dissenso nei confronti del governo.

In effetti negli ultimi mesi, ne è un esempio lampante la vicenda Ruotolo, è innegabile che la gestione delle scorte da parte del Viminale sia stata quantomeno discutibile, oltre che nelle scelte anche nelle modalità. Da quel momento, comunque, i due contendenti si sono sfidati sui social e sui mezzi stampa. Una battaglia senza mezzi termini che adesso proseguirà in tribunale. Il 20 marzo, infatti, Saviano ha annunciato di aver ricevuto notifica di essere stato rinviato a giudizio per diffamazione nei confronti del ministro dell’Interno. Un processo dal quale lo scrittore non potrà sottrarsi, con la notizia che è arrivata proprio nel giorno in cui il Senato negava l’autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso Diciotti. Un’anomalia da non sottovalutare in un Paese dove si tengono i processi per diffamazione, mentre la classe dirigente cancella quelli per sequestro di persona.

La reazione dei media è stata molto controversa. Da un lato c’è Repubblica che ha rinnovato, a distanza di mesi, l’hashtag #iostoconsaviano, che è rimbalzato sui social per diversi giorni e che ha trovato il sostegno di tanti. Lo scrittore cileno Luis Sepulveda, l’ex ministro francese Jack Lang, il saggista marocchino Tahar Ben Jeolloun, sono solo alcuni dei grandi intellettuali in giro per il mondo che hanno espresso solidarietà nei confronti di Saviano, indicando questo processo come un tentativo di “imbavagliare” l’autore campano e censurare chiunque faccia opposizione.

Dall’altro, ci sono molti giornali ch, invece, hanno fatto leva sui numeri raccolti dal sito Datamediahub, indicando come “un flop” l’esposizione e la condivisione dell’hashtag #iostoconsaviano, con articoli però pubblicati tra il 25 e il 26 marzo, non specificando che lo studio si riferisse al solo 21 marzo e che specificava una portata potenziale ben superiore alle stime raccolte.

Insomma, questa storia scava un vero e proprio solco tra le istituzioni e i cittadini comuni. Ed è curioso che a scavarlo sia proprio chi diceva di essere così vicino al popolo al punto da vantarsi dell’appellativo “populista”. Non si può infatti sottovalutare il tempismo con cui lo scrittore ha ricevuto la notifica di rinvio a giudizio proprio mentre si discuteva il caso Diciotti. Che la denuncia di Salvini sia un tentativo di censurare Saviano oppure no, resta evidente l’arroganza e l’ipocrisia di chi si proclama vittima di diffamazione e allo stesso tempo si nasconde dietro una poltrona politica per evitare che venga accertato il suo presunto ruolo di carnefice.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org