Il Kurdistan Iracheno si dice pronto a fronteggiare una eventuale epidemia. Cresce la preoccupazione nei campi profughi: “Siamo preoccupati, immagina che cosa accadrebbe se il virus arrivasse qui tra le nostre tende dove già lottiamo contro il rigido inverno. Le nostre difese immunitarie sono basse”, dicono le famiglie che ora vivono nelle tendopoli dopo la liberazione dall’Isis. “Sembra non esserci pace per noi. Non abbiamo un sistema sanitario all’avanguardia. I mezzi sono precari. Abbiamo igienizzanti ma non so quanto ci aiuteranno a contenerla in un contesto come quello dei campi di rifugiati”.

Intanto il governo della Regione del Kurdistan ha divulgato un video nel quale lancia le direttive riguardanti le norme igieniche da rispettare, le stesse che valgono a livello internazionale. Invita a non attenersi alle notizie lanciate sui social e a non diffondere panico. “È tutto sotto controllo”, dicono fonti interne governative. “Abbiamo un sistema sanitario sicuramente migliore rispetto a quello dell’Iraq centrale. Monitoriamo la situazione e al momento non si registrano casi di Coronavirus. Le frontiere con Cina e Iran sono state chiuse”.

Masrour Barzani, Primo Ministro della Regione del Kurdistan, in una conferenza stampa ha annunciato delle “immediate misure di sicurezza prese anche nelle aree aeroportuali. Controlleremo con adeguate analisi ogni cittadino proveniente da zone a rischio (inclusa Italia ndr). Le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse, ivi compresi uffici come da direttive internazionali. Non abbiamo ancora nessun caso interno di Coronavirus. Vogliamo tutelare la salute dei nostri cittadini”.

Se il governo sembra agguerrito e sicuro, dall’altra parte la preoccupazione di chi vive la quotidianità in delle tende non è facile da placare. “Abbiamo persone malate qui. Persone con tumori, persone anziane, debilitate. Facciamo fatica a contenere e curare questi problemi, figuriamoci un’epidemia”, raccontano ancora le famiglie. E i bambini, il tasto dolente quanto quello della fascia debole di anziani e persone già provate da malattie. “La paura per loro c’è. È inutile negarlo. Il virus rischierebbe di propagarsi in un attimo se arrivasse tra le nostre tende. Con che mezzi lo affronteremmo? Ci sentiamo soli, ma so che siamo un popolo forte”.

Rossella Assanti -ilmegafono.org