Trecento pescherecci cinesi minacciano il paradiso delle Galapagos, danneggiandone l’ecosistema della riserva naturale. L’allarme era stato lanciato già a inizio estate, quando la flotta fu avvistata a largo dell’arcipelago. I pescherecci catturano tonnellate e tonnellate di pesci, ma non solo. La flotta è diventata una sorta di città galleggiante in mare, dotata inoltre di una nave di rifornimento di carburante, una base industriale per lavorare e processare il pescato, producendo di conseguenza scarti riversati poi in mare. Un vero disastro per la riserva proclamata Patrimonio Unesco nel 1978.

Le flotte cinesi, da un punto di vista legale, non violerebbero le acque internazionali, perché si trovano a circa 200 miglia dalla costa continentale dell’Ecuador: ecco perché il governo ecuadoregno, pur avendo chiesto aiuto anche alla Guardia Costiera degli Stati Uniti, non ha avuto la risposta sperata. Attraverso i segnali radio, i pescherecci cinesi, inoltre, quando captano incursioni, spengono i ripetitori oppure falsificano il segnale figurando di essere in tutt’altro territorio, come l’Alaska.

La flotta cinese ha praticato circa 73mila ore di pesca intensiva, nell’attesa di pescispada e tonni, che si spostano in branchi proprio in quelle acque. Un danno all’ecosistema, oltre che una netta violazione di norme internazionali per lo sfruttamento dei mari. Ma le Galapagos, secondo gli esperti, sono soltanto uno dei territori flagellati dall’orda delle flotte cinesi, che, con oltre 17mila navi, provano a depredare acque in ogni parte degli oceani.

Lì dove Charles Darwin ha elaborato le preziose teorie della specie, oggi si rischia di perdere un immenso patrimonio di biodiversità tra fauna e flora marittima. Mesi di pesca intensiva contro secoli di paradiso. Forse sono le abitudini del profitto a doversi evolvere per il bene di ogni specie, anche quella umana.

Redazione -ilmegafono.org