La scorsa settimana è stata segnata da una grave perdita per la storia politica e antimafiosa italiana. Il 20 settembre è scomparso Virginio Rognoni, storico rappresentante della Democrazia Cristiana che, tra il 1978 e il 1983, fu ministro degli Interni attuando una vera e propria rivoluzione nella lotta alla criminalità organizzata. Nel 1982 fu proprio a nome suo e di Pio La Torre, la legge che il deputato comunista aveva ideato prima di essere ucciso e che introduceva il reato di associazione mafiosa e la possibilità di andare a colpire i criminali anche a livello patrimoniale, permettendo allo Stato la confisca dei loro beni. Il suo contributo non si limitò a questo. Collaborò infatti con altri grandi personalità della nostra storia antimafiosa come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Carlo Alberto Dalla Chiesa, in anni in cui lo Stato stava organizzando la sua resistenza contro il terrorismo e la criminalità organizzata.

Gli esordi al Viminale non furono certo facili. Rognoni fu infatti chiamato a sostituire il dimissionario Cossiga, tra la paura e lo scetticismo dell’opinione pubblica che aveva appena dovuto assistere all’impotenza delle istituzioni di fronte all’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Per tutta risposta Rognoni, appena insediatosi, nominò Carlo Alberto Dalla Chiesa coordinatore delle forze di polizia e degli agenti informativi per la lotta contro il terrorismo, affidandogli pertanto poteri speciali. Sebbene la scelta fu vista da alcuni esponenti politici come pericolosa e sovversiva, fu proprio grazie a questa sua intuizione che il generale Dalla Chiesa nel giro di pochi mesi riuscì a stringere il cerchio intorno ai gruppi che avevano rapito e assassinato Moro. Il generale fu un importante alleato anche sul fronte del contrasto alle mafie. Fu sempre Rognoni ad assegnargli l’incarico di prefetto di Palermo con l’intenzione di conferirgli gli stessi poteri straordinari che avevano portato a ottimi risultati sul fronte terrorismo.

Purtroppo a quest’ultimo proposito non venne mai dato seguito e, a distanza di appena 100 giorni dalla nomina, Dalla Chiesa fu freddato da cosa nostra dopo che aveva già contestato al governo la mancata assegnazione dei poteri speciali e un generale disinteresse per la condizione siciliana. A 10 giorni dall’assassinio fu però varata la legge n. 646 del 13 settembre 1982, detta “Rognoni-La Torre”, di cui si è già fatto accenno. Lo stesso Pio La Torre, che aveva avuto un ruolo cruciale nella scrittura di questa legge, ne aveva pagato il prezzo più alto un paio di mesi prima. Rognoni decise di non darla vinta alla criminalità organizzata e spinse per l’approvazione della legge per onorare la memoria di Pio La Torre e del generale, a cui probabilmente il governo di cui faceva parte aveva voltato le spalle.

Il valore di questo provvedimento però non fu affatto puramente simbolico, ma gettò le basi per il contrasto alla criminalità organizzata come lo conosciamo oggi. Il cerchio in merito ai beni confiscati alla criminalità organizzata fu chiuso nel 1996 con la legge promossa dal milione di firme raccolte dall’associazione Libera, che portò alla decreto legge n.109/96 per l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia. A partire da quel seme piantato nel 1982, nel pieno degli anni di piombo, sono stati fatti grandi passi avanti. Nonostante ciò, è importante precisare che non ci si può permettere di abbassare la guardia sul tema. Proprio nello scorso numero del Megafono abbiamo riportato e analizzato l’indagine di Libera sulla scarsa trasparenza da parte degli enti locali sull’utilizzo dei beni.

Il contributo di Rognoni, Dalla Chiesa, La Torre e tutti gli altri ha lasciato al Paese la possibilità di avere degli strumenti per contrastare la mafia. Alcuni hanno pagato con la vita e altri hanno avuto la possibilità di continuare a combattere a lungo per la legalità e per la giustizia sociale (Rognoni è stato vicepresidente del CSM fino al 2006). La speranza è che le forze politiche che si insedieranno in parlamento nei prossimi giorni, colpevolmente silenti in campagna elettorale sulle strategie e modalità di intervento per il contrasto della criminalità organizzata, abbiano la forza di raccogliere questa pesante eredità.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org