Il 4 dicembre 2021, nella sua pagina Facebook, Michele Ammendola pubblicava una frase di suo figlio Francesco: “Papà, da grande voglio fare il pizzaiolo”. Esattamente come il suo papà Michele, il pizzaiolo antimafia, il gigante dal cuore tenero e dolcissimo, fondatore della pizzeria etica “Porta pazienza” di via Pirandello, al Pilastro, uno dei quartieri più difficili di Bologna.

All’interno del locale, oltre a una vasta scelta di piatti che raccontano la tradizione napoletana, si possono assaporare diverse portate speciali: la solidarietà, scegliendo una pizza da lasciare a chi altrimenti non se la potrebbe permettere; la lotta alle mafie, grazie alla scelta di materie prime che provengono da fornitori che lavorano utilizzando beni e terreni confiscati alla criminalità organizzata, selezionati e scelti con cura dallo staff per la preparazione dei piatti che arricchiscono il menù; l’inclusione lavorativa, che ha il sorriso di ragazzi e ragazze che, tra un servizio al tavolo e un turno in cucina, possono tracciare una strada per la propria vita e per la propria indipendenza, crescendo professionalmente anche attraverso il lavoro di squadra.

Il fondatore di questo progetto è stato proprio Michele Ammendola, divenuto il simbolo dell’antimafia e dell’impegno sociale in uno dei quartieri più problematici di Bologna, il Pilastro, aprendo la prima pizzeria etica, «Masaniello», poi rinominata «Porta pazienza». Aveva 45 anni Michele, ne avrebbe compiuti 46 il prossimo 17 gennaio, ma un infarto ha stroncato la sua giovane vita. Nel suo locale, come già accennato,  ha sempre fatto attenzione ai più deboli, diventando simbolo di solidarietà e di lotta alle criminalità organizzate. Un napoletano trapiantato a Bologna, un ponte tra due città bellissime, strettamente legate anche grazie all’opera di quest’uomo buono e gentile. Sì, perché la gentilezza si può insegnare e lui lo ha fatto con la semplicità degli uomini veri.

Michele era anche socio dell’Associazione nazionale genitori soggetti autistici con la quale aveva svolto diverse attività, essendo coinvolto in prima persona assieme alla sua famiglia. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha scritto: “Che brutto scherzo ci hai fatto Michele. Tu che ogni giorno pubblicavi le foto dei tuoi bimbi. Tu che mi hai bombardato con il tuo carisma e i tuoi fritti anti camorra, anti violenza, anti fascismo. Tu che mi hai aperto il cuore in un giorno di primavera quando tutta l’Italia era chiusa per la pandemia. Mi hai buttato giù dal letto perché dovevamo assolutamente aprire un giardino per chi era più fragile e in casa non ci poteva stare. Dovevamo aggiustare l’altalena, tagliare l’erba e dirlo al mondo che non si doveva avere paura della solidarietà anche nei momenti più bui”.

E ancora: “Tu che ci hai convinto che era possibile. Che l’autismo è la sfida. La nostra sfida. Tu che hai fondato una cooperativa sociale, creato lavoro, combattuto la mafia. Tu si una cosa grande Miche’! E Bologna starà accanto ad Alessandra, Francesco e Luca. È l’impegno che ci prendiamo con te. Che la terra ti sia lieve, compagno. Un abbraccio a tutta la famiglia, alla comunità della Pizzeria Masaniello e circolo La Fattoria, al Napoli Club e agli amici”.

Bologna, la città delle Torri, la città dell’Università più antica dell’Occidente, la città della musica, del buon cibo e dei teatri è anche la città dove le mafie si radicano sempre di più, dove l’imprenditore Cuomo è il boss di via Saffi; dalla sua villa con piscina “comanda” nella zona, dove regna omertà e paura, come racconta Libera Bologna. Bologna è stata, anche, la città di Michele Ammendola, che ha cercato di trasformare un quartiere difficile come il Pilastro, in un laboratorio di speranza e giustizia. Caro Michele, da dove sei adesso, guardaci col sorriso di sempre e … porta Pazienza!

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org