Era il 21 maggio 1996 quando a Roma, in Piazza del Campidoglio, si svolse la prima manifestazione organizzata dall’associazione Libera in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie. Una manifestazione che, ogni anno, è finalizzata a dare la dignità della memoria a chi ha perso la vita nell’interminabile guerra alla mafia e, contemporaneamente, a dare conforto ai parenti dei “caduti”, a chi ha perso un figlio, un genitore, un coniuge  e, troppo spesso, lotta per riabilitarne il nome, per ottenere giustizia o, semplicemente, per un briciolo di verità. Questa manifestazione è nata dal dolore di una madre, Carmela, che, in occasione delle celebrazioni per la strage di Capaci, si avvicinò a don Luigi Ciotti e, piangendo, gli fece notare che il nome del figlio, Antonino Montinaro, non veniva mai citato nonostante fosse “morto come gli altri”.

Così, il 21 marzo di ogni anno si organizzano manifestazioni nelle piazze italiane e, alla stregua di un accorato rosario civile, si recitano i nomi e cognomi delle innumerevoli vittime perché non ne muoia mai il ricordo. L’annuale appuntamento con il ricordo coincide con il primo giorno di primavera, una data fortemente simbolica, perché, come spiega l’associazione promotrice degli eventi, “in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale, perché solo facendo memoria si getta il seme di una nuova speranza”.

La XXV edizione della manifestazione ha trovato un’Italia diversa in un mondo diverso: la pandemia, la quarantena e la conseguente impossibilità a scendere fisicamente in piazza per recitare insieme quei nomi, per ricordare insieme le tantissime vittime. Il contesto storico è surreale, la parola insieme è stata depennata dalla quotidianità fino a data da destinarsi, l’oggi è stato cristallizzato in una anomala “bolla temporale” ma la lotta alla mafia non può fermarsi, il dolore di chi ha perso un affetto non può essere messo in pausa e di conseguenza anche il ricordo, da cui nascono la consapevolezza ed il riscatto sociale, non può subire fermate. Una volta rinviata al prossimo 23 ottobre la manifestazione che si sarebbe dovuta svolgere in piazza a Palermo, ci si è affidati a numerose iniziative virtuali.

L’associazione Libera ha invitato tutti i cittadini a procurarsi un fiore o a crearne uno, considerate le restrizioni previste per le uscite, e a postarlo sui social con gli hashtag #iorestoacasa #memoriaeimpegno #21marzo2020. L’associazione Avviso pubblico ha invece realizzato un video in cui personaggi del mondo associazionistico, della magistratura e delle istituzioni leggono i nomi delle vittime di mafia. Wikimafia ha invece lanciato la campagna #EranoSemi, consistente nel riportare in un foglio A4 il nome di una delle vittime, seguito dall’hashtag che dà il nome alla campagna, e nel postare poi nei propri account social una propria foto con il foglio in mano, inserendo nella descrizione del post una breve storia della vittima da ricordare.

Torneranno presto le manifestazioni vere, si riempiranno nuovamente le piazze per ricordare quei nomi gridandoli forti al cielo, abbracciando i parenti, asciugandone le lacrime, ma in questo momento così triste la speranza è che anche il ricordo social possa fare esercizio di memoria, portare conforto e crescita sociale, raccontare storie che non tutti conoscono, ma anche dare semplicemente un abbraccio, anche se virtuale, che possa scaldare almeno un po’ i cuori dei familiari delle vittime, spesso costretti, loro malgrado, a diventare eroi per ottenere giustizia per i propri cari.

Anna Serrapelle-ilmegafono.org