No, non lo farò. Non mi soffermerò sulle otto righe riservate alla lotta alla mafia nel “Contratto per il Governo del cambiamento” (otto righe che nella sintesi del Blog delle Stelle, peraltro, spariscono), o sulla presenza della “riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare”. E non mi soffermerò sul rifiuto del termine ‘Mezzogiorno’ a favore di un presunto superamento (con modalità Ctrl-X) del divario Nord-Sud nel “Contratto per il Governo del cambiamento”. Neanche sugli asili nido gratis per le famiglie italiane mi soffermerò.

E non mi soffermerò sul Reddito di Cittadinanza e sul fatto che, per attuare il “Contratto per il Governo del cambiamento”, servirebbero 125 miliardi di euro e che, al massimo, con l’unica mossa annunciata per pescarli (il taglio ai vitalizi) se ne recupererebbe qualcosa come il 3%, il che porterebbe già al primo anno ad un disavanzo di 50 miliardi di euro (e – nota non da poco – Piazza Affari alla prima settimana di discussioni sul Contratto perdeva qualcosa come 22 miliardi e mezzo, e allo Spread saliva la febbre come non succedeva da tempo).

No, non lo farò perché c’è una cosa della quale mi preme di più parlare. Più di un Salvini agli Interni o di un Di Maio al Lavoro. Qualcosa più semplice da trattare, da affrontare, qualcosa di più immediato e che presenta quel leggero carattere di opacità che mi fa prudere le mani sulla tastiera. Un passaggio del punto 13, quello che parla di “Immigrazione – Rimpatri e Stop al businnes”. Avete presenti quelle otto righe riservate alla lotta alla mafia? Beh, al punto 13 di righe ne hanno riservate novantanove. Novantanove righe, quanto dieci mafie più un paio di baby gang.
Si parla di Europa, al punto 13, e di fondi trasparenti, centri di accoglienza, rimpatri…

E poi c’è un passaggio apparentemente semplice: “La valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione internazionale deve avvenire nei Paesi di origine o di transito”. A vederlo così, questo passaggio, si perde nel mucchio delle parole, si annacqua fra un “immediato allontanamento” e un “sistema di affidamento” ma, tirato via con le pinzette dalla confusione delle novantanove righe e osservato con distacco, assume l’aspetto del cuore della questione. Significa che per i presunti futuri governanti italiani chi scappa da fame o guerra deve andare a chiedere al governo dal quale scappa di farlo andar via. Eppure nel diritto internazionale i rifugiati sono “individui che, per ragioni essenzialmente politiche, ma anche economiche e sociali, sono costretti ad abbandonare lo Stato di cui sono cittadini e dove risiedono, per cercare rifugio in uno Stato straniero”.

Costretti. E il rifugiato, secondo la Convenzione di Ginevra, è un individuo che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”.

Dice: “Va be’ dai, al limite se ne va nel Paese di transito e lì fa regolare domanda”. Ok, poniamo il caso dell’Uganda: da una ventina d’anni si combatte una guerra che ha messo in ginocchio l’economia del paese. Chi scappa dall’Uganda transita nel Sudan del Sud, un paese dal quale spesso partono gli attacchi dei ribelli ugandesi e nel quale, in ogni caso, imperversa un’altra guerra ventennale. La domanda da rifugiato, lì, è abbastanza probabile che la registrino sulla punta di un macete. Dice: “Può passare dal Congo”. E il Congo si porta sul territorio milioni di morti per la guerra dei diamanti. Magari lì la domanda te la fanno vidimare in una miniera.

Perché chi scappa dai paesi africani – per fare un esempio geografico calzante – deve risalire, e per risalire deve comunque transitare da zone di guerra o zone talmente povere che i diritti umani si prendono a morsi fra loro e si seccano al sole che brucia la sabbia del deserto. L’Italia nel 1951 ha firmato la Convenzione di Ginevra: bisognerebbe studiarla, la storia, prima di provare a scriverla.

Seba Ambra -ilmegafono.org