Alcune tra le associazioni italiane più importanti, tra le quali Arci, Articolo 21 e Libera, si sono riunite, in collaborazione con diverse organizzazioni sindacali, per mandare un messaggio forte e chiaro al governo affinché venga attivata la Commissione antimafia anche per la legislatura corrente. A luglio scorso, infatti, il Parlamento aveva già espresso il proprio voto positivo per l’istituzione della stessa, una conferma che aveva fatto ben sperare non solo i cittadini più onesti, ma anche quei parlamentari che tanto avevano lottato perché la Commissione non venisse dimenticata.

Purtroppo però, dopo l’approvazione, da parte di Camera e Senato, nulla è stato fatto. Fino ad oggi, infatti, la Commissione non è stata attivata come previsto e per questo motivo urge un cambio di rotta rapido e deciso.

Nella lettera che le associazioni hanno scritto ed inviato nei giorni scorsi, viene citato più volte il pericolo legato alla presenza della criminalità organizzata sul nostro territorio, soprattutto se si considera che “le mafie, non solo continuano ad esistere, ma rappresentano, insieme alla corruzione, una seria, concreta e attuale minaccia alla nostra democrazia, alla nostra sicurezza e al nostro sistema economico, come da tempo è scritto e documentato in relazioni ufficiali inviate al Parlamento”.

Inoltre, si legge nella lettera, la Commissione assume un’importanza notevole, poiché si tratta di “uno strumento fondamentale per mantenere aggiornata l’analisi sul fenomeno, per verificare l’efficacia e l’efficienza della normativa in vigore, per suggerire al legislatore eventuali nuove leggi o la modifica di quelle esistenti, per valutare l’efficacia degli strumenti messi in campo”: insomma, un vero e proprio organo di contrasto di cui l’Italia non può fare a meno, soprattutto se, come detto la settimana scorsa, il pericolo di una “federazione di mafie” diventa sempre più preoccupante.

Ecco quindi che, quanto di buono è stato fatto nei mesi scorsi, non può e non deve cadere nel dimenticatoio: un’attesa troppo lunga nell’istituzione della Commissione rischierebbe di provocare un ritardo che il nostro Paese non può permettersi.

La Commissione, formata da 25 deputati e da un presidente, tra i diversi poteri ha quello di poter “richiedere al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo di trasmettere le informazioni, non coperte da segreto investigativo, contenute nei registri e nelle banche di dati penali”, un passo in avanti, questo, verso quell’iter di autoregolamentazione che punta a liste elettorali pulite e prive di gente indagata o vicina ad ambienti mafiosi.

Non solo: la stessa Commissione potrà “valutare la penetrazione sul territorio nazionale e le modalità operative delle mafie straniere e autoctone, tenendo conto delle specificità di ciascuna struttura mafiosa e individuare, se necessario, specifiche misure legislative e operative di contrasto”. In questo modo, è chiaro, la lotta alla criminalità non diventa prettamente locale (e quindi dedita solo alla mafia italiana), ma assume un profilo ben più esteso e che mira al contrasto di ogni tipo di criminalità (e soprattutto di qualsiasi provenienza).

Insomma, adesso che le ferie sono terminate per tutti (non che questa sia una scusante valida, sia chiaro), è bene che la politica faccia il proprio dovere nei confronti dell’intero Paese. È ora che chi guida il Paese si concentri meno su temi demagogici e sensazionalistici e pensi, questa volta davvero, al bene dell’Italia intera e alla nostra reale sicurezza.

Giovanni Dato -ilmegafono.org