Smaltire correttamente le mascherine è fondamentale per l’ambiente. Dal 2020, da quando sono diventate obbligatorie, le strade sono state invase da questi dispositivi. Una mascherina chirurgica può rilasciare fino a 173mila microfibre al giorno nell’ambiente marino. A dirlo uno studio dal titolo “The release process of microfibers: from surgical face masks into the marine environment”, dell’Università di Milano-Bicocca sui rischi ambientali dovuti allo smaltimento non corretto dei dpi. La ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Advances, ha riguardato il meccanismo di degradazione foto-ossidativa delle fibre di polipropilene presenti nei tre strati delle mascherine chirurgiche.

Per la ricerca, le mascherine sono state sottoposte a esperimenti di invecchiamento artificiale. Praticamente è stato simulato ciò che avviene nell’ambiente quando una mascherina viene abbandonata. A quel punto, inizia il suo processo di degradazione poiché essa viene esposta agli agenti atmosferici e alla radiazione solare. Poi arriva al mare dove viene sottoposta a stress meccanici prolungati indotti dal moto ondoso: questo è il momento in cui c’è il maggior rilascio di microfibre.

È stato messo in luce come, esponendo una mascherina alla luce UV-A per 180 ore, si possono rilasciare centinaia di migliaia di particelle del diametro di poche decine di micron. Le conseguenze sono pericolose, in quanto possono emergere sia danni da ostruzione in seguito a ingestione, sia effetti tossicologici. Questi dispositivi sarebbero pieni di metalli pesanti che a contatto con l’acqua diventerebbero vere bombe ecologiche e potrebbero portare rischi anche per la salute umana. Effettuando diversi test, sono stati rilevati livelli significativi di inquinanti. Molti di essi avrebbero delle proprietà bioaccumulative quando vengono rilasciati nell’ambiente, quindi potrebbero diventare una delle principali fonti di inquinamento anche dopo la pandemia.

Pertanto, è fondamentale sensibilizzare la gente a uno smaltimento corretto dei dispositivi di sicurezza. È dovere di ognuno di noi gettarli negli appositi contenitori dopo l’utilizzo per ridurre il più possibile l’impatto ambientale ma anche sulla salute. Servirebbero delle norme da rispettare e la promozione di tecnologie più sostenibili.

Redazione -ilmegafono.org