Orsi e Trentino, una storia che purtroppo non possiamo definire a lieto fine. Nei mesi scorsi, si sono susseguiti episodi balzati alle cronache nazionali: la coesistenza tra uomo e orsi non è sempre stata pacifica, ma tutto questo solo a causa di una scarsa prevenzione e tutela dei territori in cui vivono plantigradi ed esseri umani. Ricordiamo, su tutte, la tragica morte di Andrea Papi, un runner 26enne morto dopo l’aggressione di un orso. In quell’occasione, anche la stessa famiglia del giovane si era espressa contrariamente sull’abbattimento dell’orso, puntando il dito contro l’assenza di regole e prevenzione sulla coesistenza con i grossi animali.

L’amministrazione della Provincia Autonoma, tuttavia, non la pensa così. Il Consiglio Regionale ha approvato negli scorsi giorni un ddl a firma dell’assessore Failoni che prevede l’abbattimento di otto orsi all’anno, tra gli esemplari ritenuti “problematici”. Il ddl è stato approvato con 19 sì e 11 astenuti, due i ‘no’. Il testo del ddl, in base a un’analisi demografica condotta da Ispra nel 2023, ha stabilito che il numero di orsi ritenuti rimovibili sia appunto di otto, una cifra valida per il 2024 e il 2025. Numeri che per il 2026 andranno aggiornati.

Il provvedimento ha ovviamente suscitato numerose reazioni, tra cui quella del WWF. Sul sito dell’associazione ambientalista e animalista leggiamo: “La decisione della Provincia Autonoma di Trento (PAT), che dà il via libera all’uccisione di 8 orsi l’anno, è demagogica e si basa su assunti che la maggioranza degli studi scientifici e delle esperienze internazionali smentiscono. Il WWF Italia ribadisce che gli abbattimenti non sono la strada corretta per mitigare il conflitto e favorire la coesistenza”.

Tra le maggiori responsabilità di chi ha approvato questo ddl sugli orsi, sempre secondo WWF, c’è quella di non aver lavorato adeguatamente nella comunicazione e sensibilizzazione verso le popolazioni residenti nelle zone maggiormente popolate da orsi. Accanto a questa mancanza, anche la scarsa prevenzione, favorita da misure fortemente demagogiche, come quella dell’abbattimento degli orsi. Un atto di violenza contro animali colpevoli di una regolamentazione per di più assente nei luoghi del loro ecosistema colonizzati dagli esseri umani.

La presenza di centri abitati troppo vicini alle zone più popolate da orsi rende il cibo, reperibile anche nei cassonetti, molto più vicino e appetibile. Anche il libero accesso ai luoghi senza adeguate protezioni, provoca poi aggressioni che talvolta, come nel caso di Andrea Papi, finiscono in tragedia. La colpa non può essere né degli orsi, né dei liberi cittadini, ma di chi non rende pacifica e gestibile la convivenza. Fissare un numero di capi da abbattere ogni anno non può essere una soluzione. Il timore è che una delibera del genere possa essere di cattivo esempio anche altrove.

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