Tra pochi giorni sono 4 mesi che di Silvia Romano non si hanno più notizie. L’ultimo comunicato ufficiale, risalente a fine gennaio e che riguarda il rapimento della 23enne milanese, proveniva direttamente dalle autorità kenyane, le quali assicuravano che la ragazza si trovava ancora in Kenya. Non un parola su di lei, da troppo tempo ormai, da parte del governo italiano.

D’altronde sono pochissime anche le parole sulle otto vittime italiane scomparse nell’incidente aereo in Etiopia, otto rappresentanti di un mondo, quello della cooperazione internazionale e della solidarietà, che ultimamente è messo in discussione sempre di più. Un tema volutamente evitato anche dal ministro degli Interni che sceglie con una precisione chirurgica quali argomenti omettere e quali esaltare. E, si badi bene, quello che forse pesa di più nel mondo della (dis)informazione di oggi è proprio la costruzione di questa diabolica simbiosi tra omissioni molto ben calibrate ed esaltazioni di titoli scandalistici.

Il nemico numero uno sono diventate le ong – tra le primissime vittime dell’abuso di questo tipo di comunicazione – e da tempo l’antipatia maggiore va verso quelle che prestano soccorso in mare e quelle che offrono percorsi di assistenza e integrazione ai migranti. Ma è utile sapere che – e questo forse è un dato meno conosciuto – i settori di intervento che prevalgono nelle attività delle organizzazioni no profit italiane sono quelli dell’educazione/istruzione e sanità (le migrazioni si trovano al decimo posto). Guarda caso, proprio quei settori in cui, da anni (ed è una tendenza consolidata questa), lo stesso Stato si sta dimostrando sempre più lacunoso e incapace in termini di investimenti e progetti a lungo termine.

Uno Stato sempre più miope quando si guarda all’attuale sistema di welfare, sistema che dovrebbe mettere al centro le persone e la qualità della loro vita. E questo lo sapeva bene anche Paolo Dieci, che la vita l’ha persa su quel maledetto Boeing 737. Il presidente del CISP, “una delle figure più autorevoli nel mondo delle ong”, come lo ha definito la portavoce del Forum del Terzo Settore, Claudia Fiaschi, credeva fortemente nel ruolo della cooperazione e nella costruzione di ponti. La cooperazione internazionale vista da Paolo Dieci non è altro che “essenza stessa di un mondo globalizzato” che, integrata anche ad altri strumenti, ha il compito di ridurre le diseguaglianze, nell’interesse di tutti.

Lo ricorda anche Giulia Olmi, cofondatrice del CISP: “Il ruolo della cooperazione è senz’altro un ruolo importante, e anche Paolo sottolineava di non perdere mai il senso dell’insieme. Perché siamo veramente tutti collegati”. E nonostante il mondo sia sempre più vivace e collegato, si ha spesso l’impressione che è proprio quel senso dell’insieme a scemare gradualmente. Anche perché fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. E la foresta che cresce intorno al mondo della cooperazione italiana è rigogliosa: sono più di 20.000 addetti ai lavori con oltre 80.000 volontari attivi che mobilitano le organizzazioni. Ed è anche il settore in cui la percentuale di uomini e donne occupati ha praticamente raggiunto la parità.

Fare il cooperante è una scelta precisa e con il tempo diventa una vocazione. È quel senso dell’insieme che bisogna sentirsi forte addosso, più forte di qualsiasi altro richiamo o aspirazione. E questo lo sapeva bene anche la giovanissima Silvia Romano di cui purtroppo non abbiamo ancora notizie. E il crescente silenzio attorno alla sua vicenda non regala certo molta serenità.

Alina Nastasa -ilmegafono.org