Nelle ultime ore, numerosi arresti sono stati effettuati nel Sud Italia (e non solo), in seguito a due inchieste che hanno fatto luce su alcune realtà tutte italiane e di cui la cronaca è ormai stracolma da anni. La prima vede protagonisti due tra i più importanti clan messinesi, i Bontempo Scavo e i Batanesi, rei di essersi appropriati indebitamente dei fondi europei destinati all’agricoltura. Dalle indagini dei Ros e dall’inchiesta che ne è uscita fuori, i clan sarebbero riusciti, per diversi anni, ad ottenere tali fondi dichiarando di possedere dei terreni che in realtà non esistevano o di cui non disponevano. Tra i terreni per cui i clan avrebbero chiesto i fondi, ce ne sono alcuni che si troverebbero in varie zone d’Italia, mentre uno di essi sarebbe addirittura all’interno dell’aeroporto di Palermo: insomma, una vera e propria truffa ai danni dell’Unione Europea che, lo ricordiamo, già da tempo ha deciso di controllare in maniera più serrata e stringente i soldi destinati all’Italia.

Per tale ragione, ben 94 sono le misure di custodia cautelare scattate all’alba di mercoledì scorso; misure che si vanno ad aggiungere agli oltre 194 indagati e alle 151 aziende sequestrate. Numeri incredibili, questi, che peggiorano una situazione già di per sé critica e a dir poco triste, soprattutto se si pensa che tra gli arrestati figura anche un amministratore, ossia il sindaco di Tortorici (ME), Emanuele Galati Sardo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Insomma, ancora una volta la mafia è riuscita a impossessarsi in maniera illecita di fondi che avrebbero giovato alla regione intera, al bene della comunità, alla crescita di un pezzo d’Italia che arranca e che non riesce a stare al passo con il progresso e la modernità. Ed è amaro constatare che ancora ci sia qualcuno che pensa che, in fondo, la mafia faccia gli interessi del popolo…

Quasi in contemporanea, inoltre, la Guardia di Finanza di Catanzaro ha arrestato tre persone nell’ambito dell’inchiesta “Thomas”, che vede pezzi della società calabrese accusati di estorsione, abuso d’ufficio e traffico di influenze illecite. Tra gli arrestati vi sono un cardiologo del policlinico Gemelli di Roma, Alfonso Sestito, e il presidente del Consiglio di amministrazione di una banca, oltre ad un imprenditore. Per tutti, come detto, l’accusa è di aver svolto un ruolo da intermediari con gli esponenti del clan Grande Aracri, molto attivo nella zona (e non solo). Anche questo caso, così come il primo, dimostra come la mafia non possa fare a meno della collaborazione con i famosi “colletti bianchi”, ovvero con elementi della società cosiddetta legale (che siano politici, imprenditori o addirittura medici).

Quel che fa riflettere e che preoccupa non poco è constatare come queste figure stesse si pieghino quasi senza resistenza alle avance mafiose, alle richieste neanche poi così velate di “collaborazione” con elementi della malavita. Forse il male più grande di questo Paese è proprio questo: la permeabilità dei terzi livelli e dei livelli intermedi. Qualcosa, questa, che può costare ben 5,5 milioni di euro, ma probabilmente anche molto di più.

Giovanni Dato -ilmegafono.org