Inflazione, calo del potere d’acquisto dei salari, speculazioni, caro bollette. E mancanza di alloggi a prezzo accessibile e ragionevole. Negli ultimi anni, trovare un’abitazione in affitto è sempre più complicato: la domanda cresce mentre l’offerta fatica a tenere il passo, anche a causa dell’aumento degli affitti turistici e della finanziarizzazione del mercato immobiliare. Soprattutto nelle grandi città, i prezzi sono sempre più alti, spesso non giustificati dallo stato degli immobili, fatiscenti, vecchi, da ristrutturare; in alcuni casi quasi “inabitabili”. Nel frattempo, nel nostro Paese manca ancora un piano casa strutturato, con politiche in grado di rispondere alle necessità delle persone e ai problemi dei centri storici. Il governo di Giorgia Meloni, dal canto suo, risolve la questione abbandonando chi non ce la fa a pagare l’affitto: nella manovra economica, infatti, non solo mancano misure adeguate e complessive sulla casa, ma vengono anche cancellati il fondo di sostegno all’affitto e il fondo per la morosità incolpevole. A rischio sfratto circa 600.000 famiglie.

Le città universitarie più importanti (da Milano a Bologna a Roma), intanto, diventano dei labirinti e delle “trappole” per giovani studenti fuori sede che, pur di studiare in quegli atenei, sopportano di vivere in veri e propri tuguri a prezzi elevatissimi. Poco più di un mese fa, sulla sua pagina Facebook e poi sul Fatto Quotidiano, Selvaggia Lucarelli, aveva denunciato che “l’incanto” con la sua amata Milano era finito, terminato. Tra i vari motivi anche il caro affitti e la difficoltà di trovare un alloggio nella città di Sant’Ambrogio. “Un universitario – scrive la Lucarelli – si trova a pagare 700 euro al mese una stanza – una vera e propria rapina – ma accidenti, una stanza nel quartiere Ortica!”. Milano è la città dove la protesta degli studenti si sta allargando a macchia d’olio, dove i giovani universitari si accampano con delle tende davanti al Politecnico per denunciare quello che accade da molti, troppi anni. Milano come Bologna. Bologna come Roma. Ma anche Torino, Padova, Palermo.

La dotta, la rossa e la grassa Bologna, ad esempio, è diventata una città dove è impossibile avere un alloggio. Trovare casa a Bologna è diventato un incubo. Da un lato i prezzi esorbitanti – fino a 900 euro per un monolocale o 400 euro per un posto in doppia – dall’altro la mancanza di offerta, con immobili sempre più spesso affittati per brevi periodi ai turisti. Una situazione difficile da cui studenti, studentesse, lavoratori e lavoratrici non sanno praticamente come uscire. Trasformare gli spazi urbani e ogni immobile a fini turistici ha ridotto la possibilità di trovare un alloggio e ha finanziarizzato il mercato immobiliare, decontestualizzando la pianificazione urbana, che risponde sempre più ai bisogni globali e sempre meno alle necessità della comunità. Anche città più piccole ma altamente turistiche, come ad esempio Siracusa, hanno ridotto, seguendo questa ideologia del turismo onnivoro, il numero di case destinate agli abitanti, alzando enormemente i prezzi, o trasformando tutto, dalle camere ai garage, dai magazzini ai sottoscala, in B&B. 

Intanto l’edilizia popolare è ovunque al palo. “In Italia servono più case popolari e una nuova idea di edilizia residenziale pubblica”, afferma il presidente di Federcasa, Luca Talluri. “Al tempo stesso – continua – occorre investire risorse importanti sul piano periferie, per consentire una riqualificazione vera delle aree ad alta densità abitativa, in termine di vita di quartiere e di qualità dell’abitare, elementi che contraddistinguono la nostra quotidianità. La risposta a un disagio abitativo crescente ha inizio nella rigenerazione urbana delle periferie, attraverso la costruzione di nuove abitazioni e talvolta con la demolizione e la ricostruzione degli edifici esistenti”. A fronte di questi problemi (e chiamarli problemi è riduttivo), il Governo Meloni cosa fa?

Come detto, cancella il fondo di sostegno all’affitto e il fondo per la morosità incolpevole. A questo si aggiunge lo stop al fondo garanzia giovani sui mutui. La segretaria del Pd, Schlein, ha risposto criticando il governo per il taglio degli aiuti alle famiglie povere. E ha chiesto di intervenire sui proprietari degli alloggi sfitti. Per il momento il governo tace e la casa, per molti, rimane un miraggio. Eppure la casa, per gli italiani, è sempre stata un chiodo fisso. Un tempo si emigrava per costruirsi una casa, per poterla acquistare. Perché la casa era un simbolo, il luogo, come lo definiva lo scrittore inglese John Ruskin, “della pace; il rifugio, non soltanto da ogni torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia”. Non avere casa, non poterla acquistare, non poterla affittare, oppure vivere in posti indegni a prezzi “mafiosi”, significa impedire a degli esseri umani di avere un rifugio, significa condannarli alla paura, al dubbio, alla discordia. Tutto ciò non è coerente con un Paese che si professa civile.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org