Il pudore è qualcosa che la politica ha ormai demolito da tempo. D’altra parte, in questi giorni, l’Italia sta spendendo migliaia di parole per accomiatarsi da un personaggio politico spudorato, che ha cancellato qualsiasi sobrietà o limite morale nella sua azione politica, facendo diventare pubblico qualsiasi vizio e spacciandolo addirittura per virtù. In questi giorni, però, prima che ogni discorso venisse travolto dall’orgia di commenti sulla morte di Berlusconi, c’è stata una vicenda che è passata un po’ in sordina e non ha ricevuto la giusta attenzione politica. Una vicenda che, da un lato, ci riporta indietro nel tempo e, dall’altro, si installa perfettamente nello scenario politico italiano attuale, ma soprattutto si sposa con la visione del governo e con la sua squallida propaganda. Ci si riferisce alla questione della nave turca che, secondo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, sarebbe stata dirottata da 15 migranti, “clandestinamente” a bordo della nave, armati di coltello o taglierino, con i quali avrebbero minacciato e aggredito comandante ed equipaggio.

Una storia che, già dalle prime ore, sembrava assurda, inverosimile e piena di contraddizioni. Eppure, la propaganda del governo, per bocca del suo audace ministro, faceva breccia ovunque, fedelmente accettata da buona parte della stampa mainstream. Il linguaggio scelto era quello militare, si parlava di “bonifica”, di “neutralizzare”, si spiegavano le procedure di incursione, si affastellava di retorica ogni pezzo dell’intervento dei corpi scelti. Una narrazione da “Istituto Luce”, talmente eccessiva da poter essere credibile solo agli occhi di sprovveduti o fanatici. Eppure ha trovato spazio e scatenato reazioni. Questo perché la razionalità è ormai merce rara nell’opinione pubblica e ancor più nelle redazioni di molti giornali, sempre più adeguate all’isterismo frenetico dei social network. Qualcuno, a un certo punto, ha iniziato però a parlare di soli due migranti armati di coltello, poi pian piano i contorni grotteschi e surreali della vicenda hanno cominciato a diventare sempre più chiari.

Alla fine, come stanno dimostrando le indagini della Procura di Napoli, le 15 persone fermate non erano affatto dei dirottatori, anzi non c’è mai stato alcun dirottamento. E non c’è stata alcuna aggressione. Solo la paura, legittima, di un equipaggio che ha trovato a bordo delle persone nascoste, tre delle quali armate di coltello o taglierino. Da lì l’allarme che, probabilmente, con un governo e un ministro della Difesa meno avvezzi ad eccitarsi e trastullarsi con il militarismo, avrebbe prodotto un intervento più “normale” e meno “sbandierato”. Così non è stato e, alla fine, la magra figura la fa proprio il reparto propaganda del governo. La realtà, infatti, nuda e liberata dagli arredamenti della retorica destrorsa, sembra essere ben diversa: i 15 migranti non sono né terroristi né pericolosi dirottatori. Sono 13 uomini (di cui 2 minorenni) e 2 donne incinte, che provengono da Iraq, Iran e Siria, ossia da zone di guerra o nelle quali ci sono regimi autoritari e violenti. Alcune di loro in condizioni precarie (una è stata ricoverata per ipotermia).

Si tratta, dunque, di persone che probabilmente avrebbero diritto ad essere protette e accolte, ma che molti mass media e parte della politica continuano a definire tout court “clandestini”, commettendo un grave errore di linguaggio e culturale, oltre che deontologico (ma quest’ultimo aspetto vale solo per quei colleghi che, in teoria, dovrebbero conoscere le carte in materia). E i coltelli e i taglierini? Strumenti usati solo per tagliare i teloni dei camion nei quali si erano nascosti durante il viaggio. Questo perché i teloni diventano asfissianti ed è necessario aprirvi degli spazi per poter respirare. Nessuna aggressione, dunque, nessun atto violento, come stanno appurando gli inquirenti. L’unica violenza, l’unico terrore sono ciò che Italia ed Europa riservano a chi fugge in cerca di speranza o di una possibilità, costringendo le persone a nascondersi, ad avere paura di essere scoperte, a rischiare la vita.

La violenza sta nella propaganda becera di Crosetto così come nel patto che il Consiglio dei ministri dell’Interno europei ha siglato recentemente, riscrivendo la proposta della Commissione, e che ha visto protagonista l’Italia. Un patto che stabilisce un piano di ricollocamenti annui per ogni Paese, cercando di superare la Convenzione di Dublino, ma che prevede anche la possibilità di non parteciparvi: allo Stato che rifiuta il ricollocamento, infatti, basterà versare al fondo comune 20mila euro una tantum per ogni migrante non accolto. Non viene però toccato il principio secondo cui è il Paese di approdo quello responsabile della domanda di asilo. E proprio sull’asilo il patto ripropone logiche feroci, delle quali l’Italia è stata la più accanita fautrice. Come ad esempio l’introduzione di una procedura di frontiera, ossia una procedura accelerata e sommaria da concludere entro 12 settimane dalla presentazione della domanda. E poi soprattutto la possibilità, voluta fortemente da Piantedosi, di lasciare autonomia agli Stati nel decidere quali paesi di partenza o di transito possano essere considerati sicuri, in modo da poter organizzare respingimenti attraverso accordi bilaterali proprio con tali paesi.

In questa maniera, il migrante può essere rimandato in uno Stato terzo, indipendentemente dal fatto che egli abbia un legame con quello Stato. Insomma, in poche parole, si potranno stipulare accordi economici con altre nazioni per “liberarsi” dei migranti e lasciarli al loro destino, anche qualora quelle nazioni siano ostili con lo straniero respinto. Una soluzione disumana che, nel suo complesso, segna un colpo durissimo al diritto d’asilo. Il patto dovrà essere negoziato e definito, ma la logica che lo anima e che anima Italia ed Europa è già indicativa dell’atteggiamento crudele, egoista, feroce nei confronti dei migranti. Non si cerca una soluzione, ma solo di allontanare il problema dai nostri occhi e confini, come già si fa in Libia e in Turchia. Un piano che ha avuto il benestare anche degli USA, che di fatto agiscono già così alla frontiera con il Messico, con tutti gli orrori atroci che sappiamo.

Alla fine, la faccia crudele del governo Meloni, la cui linea è stata in buona parte accolta, è venuta fuori ancora una volta, come era già accaduto a Cutro. La faccia di chi (in compagnia dell’Europa) considera i migranti merce, oggetto di scambio e di pressione (come sta avvenendo nel negoziato con la Tunisia: soldi in cambio di controllo e respingimento dei migranti). Merce da spostare solo quando e se serve, ma per il resto da condannare all’inferno oppure da utilizzare per gonfiare lo stomaco della propaganda, infischiandosene persino delle brutte figure.

Massimiliano Perna – ilmegafono.org