Nel corso degli ultimi giorni, Calabria e Sicilia sono state teatro di un terremoto giudiziario e politico, passato in sordina a causa della ossessiva attenzione dedicata al Coronavirus. Nel giro di poche ore, due indagini diverse e scollegate tra loro hanno raggiunto lo stesso, identico obiettivo: smantellare reti criminali che si erano impossessate dei territori locali (e non solo). Procediamo con ordine. Martedì scorso, a seguito dell’operazione “Eyfhemos” condotta dalla procura antimafia di Reggio Calabria, ben 65 persone sono state arrestate con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, favoreggiamento reale, violenza privata, ecc. Tra gli arrestati figurano i nomi di alcuni esponenti importanti del clan degli Alvaro, una delle famiglie criminali più importanti e pericolose della Calabria con ramificazioni in Australia, Svizzera ed Inghilterra.

Una operazione antimafia che ha toccato anche i vertici della politica locale e nazionale. Oltre agli esponenti della suddetta ‘ndrina, infatti, nell’elenco degli arrestati figurano anche Domenico Creazzo, sindaco di Sant’Eufemia (RC) e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, e il senatore di Forza Italia, Marco Siclari.  Secondo l’accusa, Creazzo avrebbe fatto affidamento sulla ‘ndrangheta e sulla famiglia Alvaro per ottenere appoggio elettorale. In cambio, il sindaco calabrese avrebbe agevolato il clan nella vincita di gare d’appalto palesemente truccate, regalando così enorme potere alla cosca e ai suoi adepti. Secondo gli inquirenti, infatti, “il Comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte era in mano alla ‘ndrangheta e gestito in dispregio delle più elementari norme amministrative”; non solo, dalle carte emergerebbe “un quadro gravissimo di inquinamento delle attività del Comune, del sistema degli appalti pubblici” e così via.

La stessa accusa è stata rivolta a Siclari: anche il senatore, infatti, è accusato di scambio elettorale politico-mafioso, in un gioco ad incastro di favori reciproci ormai noti in questo genere di meccanismi. Infine, le indagini sembrerebbero concentrarsi anche su possibili giri finanziari illeciti tra Svizzera, Inghilterra e Italia, a dimostrazione del fatto che, nonostante un modus operandi e un background di stampo locale e piuttosto antico del clan, questo sia in realtà molto più moderno e internazionale di quanto non sembri.

Anche in Sicilia (nello specifico a Catania e provincia) la cronaca giudiziaria racconta di una sfilza di arresti nel mondo della criminalità organizzata: sono ben 23, infatti, le persone raggiunte da ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Catania, tutte accusate di vari omicidi che hanno macchiato di sangue il territorio catanese tra gli anni ‘80 e il 2007. Le indagini, avviate nel 2018, sono state possibili grazie all’aiuto del collaboratore di giustizia Francesco Squillaci, ex uomo d’onore del clan Santapaola-Ercolano, le cui dichiarazioni hanno fatto luce su quelle che gli inquirenti non hanno esitato a definire vere e proprie esecuzioni: “In quel periodo gli omicidi venivano eseguiti con metodologia particolarmente crudele”, ha affermato il procuratore della Repubblica, Carmelo Zuccaro. “Le persone venivano portate in campagna immobilizzate e torturate per ore e poi strangolate e bruciate”.

Adesso, grazie agli arresti di questi ultimi giorni, si è riusciti a dare una “risposta forte a numerosi omicidi che, seppur lontani nel tempo, sono particolarmente importanti perché rappresentano delle svolte significative nelle dinamiche delle lotte di potere anche all’interno dell’organizzazione mafiosa”. La lotta alla criminalità organizzata passa anche attraverso queste piccole, ma importantissime vittorie: poco o niente però cambierà nello scacchiere mafioso, fino a quando allo sforzo di magistrati e forze dell’ordine non si accompagneranno una selezione di una classe dirigente responsabile e limpida e una azione legislativa che scoraggi e colpisca duramente il core business delle mafie, che oggi per continuare a fare profitto hanno bisogno sempre di più di professionisti, finanza e politica.

Giovanni Dato -ilmegafono.org