Dopo avervi parlato della Certosa di Trisulti e di come qualcuno voglia sottrarla al pubblico, oggi vi parliamo del faro di Capo Murro di Porco, a Siracusa. Un luogo di grande pregio naturalistico, nella cui area dovrebbe sorgere un sontuoso resort. Questo edificio storico, infatti, nell’ambito di un bando per la valorizzazione dei fari, lo scorso anno è stato concesso a un imprenditore siciliano. Da allora si è acceso un dibattito che ha coinvolto diversi soggetti: politici, associazioni, privati. Quel che prevale è una comprensibile indignazione davanti alla prospettiva di vedere privatizzato per 50 anni un luogo in cui oggi tutti possono passeggiare e andare a guardare il mare.

Il faro di Capo Murro di Porco è un luogo antico e famoso, in un’area incantevole (il Plemmirio), il cui mare è protetto da una riserva, ma la cui area terrestre subisce l’inciviltà di chi utilizza le zone più isolate per abbandonare rifiuti e inerti edilizi. Oggi sono tutti giustamente indignati, perché “non si può vendere un luogo del cuore come quello”, come ha dichiarato l’ex campionessa e primatista di apnea, Patrizia Maiorca, oggi responsabile dell’Area Marina Protetta. Patrizia, peraltro, è figlia dell’indimenticato Enzo, leggenda dell’apnea mondiale, il “signore degli abissi”, le cui ceneri sono state disperse proprio nel mare antistante Capo Murro di Porco.

Sacrosanto essere arrabbiati e preoccupati per il destino di uno dei posti più belli e suggestivi di Siracusa e della Sicilia orientale. Sin dall’epoca dei greci si parla del Plemmirio. Ne parla Tucidide, ne parla Virgilio e ne parlano molti altri, ma nessuno si è mai sognato di stabilirsi sull’estrema sua propaggine: Capo Muro di Porco. Da qui si può osservare un amplissimo tratto di mare. Questo luogo e stato un importantissimo punto di avvistamento di navi corsare nel XVI e XVII secolo e fu sfruttato anche durante la grande guerra come punto strategico.

Il suo nome dice tutto. Non è solo la forma particolare a renderlo affascinante, ma anche il rumore che le sue cavità sotterranee producono durante i giorni di burrasca invernale, in cui le onde si infrangono sulle sue falesie. Qui è emozionante sentire il respiro del mare accostandosi alla scogliera. Se si vuole assistere a questo spettacolo consigliamo inoltre di portare ombrello e k-way, perché quando le onde si infrangono su queste coste producono una enorme nube di piccole gocce di acqua salata.

Davvero avvilente pensare che un posto così debba diventare un hotel di lusso, con centro ricevimenti e punto di ristorazione.  Tuttavia, al momento, abbiamo un imprenditore che ha vinto un bando, con un progetto che come sempre prevede un profitto a discapito della natura del luogo e della possibilità dei cittadini di usufruirne. Sorge però spontanea una domanda: perché in pochi si sono accorti che questo faro faceva parte del grande progetto “Valore Paese Fari”? Perché è stato scelto un progetto simile e non altri meno impattanti? E perché non ci hanno pensato bene prima di dare la concessione?

L’aria marina protetta esiste dal 2005 ed è da allora che in molti ci chiediamo: che senso ha proteggere solo il mare e non anche la zona terrestre che vi ricade? Qual è la logica di tutto ciò? La logica purtroppo ha poco a che vedere con queste situazioni, soprattutto in Sicilia. Ora, se si volesse cambiare idea, potrebbe essere tardi. O perfino legalmente difficile, se non impossibile. Perderemo anche questo luogo incantevole? Se ciò accadrà i siracusani si interroghino sulle proprie responsabilità, sull’inerzia delle amministrazioni locali e di quella regionale, ma soprattutto sulla pessima abitudine alla “distrazione” di gran parte dei cittadini, che si interrompe magicamente quando ormai è troppo tardi.

Redazione -ilmegafono.org