Malgrado la crisi climatica sia una priorità assoluta, con responsabilità precise e conseguenze drammatiche e tangibili, sui media italiani l’argomento è poco dibattuto e scarsamente visibile. Al contrario, ampio è lo spazio che i gruppi editoriali del nostro Paese riservano alla pubblicità delle aziende inquinanti, responsabili del riscaldamento globale. Un controsenso, un’anomalia irritante che permette alle aziende del fossile di influenzare pesantemente l’informazione e, conseguentemente, l’opinione pubblica. Per tale ragione, Greenpeace Italia ha messo in atto una importante iniziativa rivolta alla stampa italiana, nella convinzione che la questione climatica meriti una informazione “libera, completa, onesta e trasparente”, capace di fornire a cittadini e politici gli “strumenti necessari per comprendere e affrontare la gravità della minaccia, favorendo l’adozione di soluzioni per mitigare il riscaldamento del Pianeta e proteggere la vita di miliardi di persone”.

L’associazione ambientalista ha dato vita alla coalizione “Stampa libera per il clima”, nell’ambito della campagna “Stranger Green”, al fine di costruire una rete di testate giornalistiche che possa affrontare in maniera ampia e onesta la crisi climatica, combattendo l’odioso fenomeno del greenwashing. Greenpeace ha presentato, in tal senso, tre precise richieste alle direttrici e ai direttori delle principali testate italiane. Innanzitutto, si chiede “di rendere pubblica ogni forma di finanziamento proveniente dalle aziende dei combustibili fossili, incluse quelle derivanti dalle loro pubblicità”. In secondo luogo, di “impegnarsi pubblicamente a dare alla crisi climatica l’attenzione e la copertura giornalistica che merita una delle emergenze più importanti della nostra epoca, senza omettere le responsabilità dell’industria dei combustibili fossili né l’attuale inazione della politica”. Infine, si richiede “un impegno pubblico per ridurre o eliminare progressivamente ogni finanziamento proveniente dall’industria fossile”.

Sulla base di queste richieste, nel proprio sito Greenpeace stabilisce poi i 5 criteri obbligatori e inderogabili che bisogna rispettare per entrare a far parte della coalizione della “Stampa libera per il clima”.

  1. Copertura mediatica: dedicare la massima attenzione alla crisi climatica, dandole lo spazio che merita un’emergenza a cui occorre reagire con urgenza.
  2. Cause e responsabili: menzionare i combustibili fossili in almeno metà degli articoli o dei servizi in cui si parla delle cause della crisi climatica, senza omettere le gravi responsabilità dell’industria del gas e del petrolio.
  3. Voce delle aziende inquinanti: ridurre lo spazio offerto alle aziende inquinanti nel discorso mediatico sulla crisi climatica, la cui voce tra i soggetti che parlano del clima non deve superare quella degli esperti. Nessuno spazio deve essere più concesso ai negazionisti del riscaldamento globale.
  4. Trasparenza: rendere pubblico in modo trasparente ogni finanziamento proveniente dalle aziende dei combustibili fossili.
  5. Finanziamenti: assumere pubblicamente l’impegno, nei tempi e nei modi stabiliti dalla testata, a ridurre progressivamente o a eliminare ogni forma di finanziamento proveniente dall’industria dei combustibili fossili, incluse le inserzioni pubblicitarie.

Le testate giornalistiche che rispettano questi criteri e che vogliono essere parte della coalizione della “Stampa libera per il clima”, possono sottoscrivere il loro impegno contattando l’ufficio stampa di Greenpeace Italia alla mail: ufficio.stampa.it@greenpeace.org

Redazione -ilmegafono.org