È arrivato un altro 23 maggio, il ventottesimo da quel funesto giorno in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. È di nuovo il giorno del ricordo, della tristezza, della consapevolezza antimafiosa e dell’impegno. È arrivato nonostante tutto, nonostante il lockdown e la bolla temporale che ci ha inghiottiti, a sfidare l’effettiva voglia degli italiani di ricordare, di commemorare e rendere omaggio a chi ha lottato per loro e, magari, di impegnarsi affinché quel sacrificio non si riveli vano. In questo inedito periodo storico che ci ha costretti a coprire il sorriso con una mascherina e a tenere tutti un po’ distanti, non sono di certo possibili le commemorazioni tradizionali.

Niente viaggio, dunque, sulla nave della legalità (o quantomeno non in forma tradizionale, visto che ci sarà un tour virtuale fatto di racconti dei viaggi passati e di testimonianze sulla didattica a distanza), niente affollate celebrazioni nell’aula bunker dell’Ucciardone o  manifestazioni in piazza. Come già avvenuto lo scorso 21 marzo in occasione della Giornata delle vittime innocenti di mafia, in questo particolarissimo 2020 il ricordo sarà affidato ad iniziative più individuali, tecnologiche e virtuali. L’insieme delle attività dedicate alla commemorazione di questa data tanto triste quanto importante è intitolato “Il coraggio di ogni giorno” e, accogliendo una proposta di Maria Falcone, sorella del giudice assassinato dalle mafie e presidente della Fondazione Falcone, sarà dedicato a quanti si sono ritrovati, negli ultimi mesi, in prima linea a difendere il Paese dal nuovo nemico invisibile ma estremamente pericoloso: il Covid 19.

Una sorta di collegamento ideale tra “eroi” italiani, ognuno nel proprio ambito di competenza. “Si è scelto – ha dichiarato Maria Falcone – di celebrare il coraggio degli italiani che si sono messi al servizio del Paese in uno dei momenti più drammatici della sua storia recente. Medici, infermieri, esponenti delle forze dell’ordine, insegnanti, militari, volontari della Protezione civile, farmacisti, commercianti, rider, impiegati dei supermercati”. “Donne e uomini che – ha aggiunto la Falcone, motivando la scelta inusuale di dedicare il 23 Maggio non solo alle vittime della strage di Capaci – hanno reso straordinario il loro ordinario impegno mostrando un’etica del dovere che richiama uno dei più grandi insegnamenti che ci ha lasciato Giovanni Falcone ”.

Un ruolo fondamentale nello svolgimento di queste iniziative lo ha svolto la programmazione Rai, il cui palinsesto, già dal 18 maggio, è stato incentrato sulla riproduzione di documentari ed approfondimenti sull’argomento mafie, lotta alla mafie e memoria. Un percorso che si concluderà con il collegamento in diretta con il reparto scorte della Caserma Lungaro di Palermo per deporre una corona di fiori in memoria del giudice, della moglie e degli agenti, alla presenza di Tina Montinaro, la vedova del capo scorta del giudice Falcone. Inoltre, come negli anni precedenti, alle 17.58, sotto l’Albero Falcone, a Palermo, si terrà il momento del “Silenzio”, suonato da un trombettista della Polizia di Stato, purtroppo senza la partecipazione fisica dei cittadini.

Per consentire però a tutti di partecipare e ricordare attivamente le vittime del 23 Maggio 1992, è stato organizzato un flash mob: i cittadini, gli studenti e i rappresentanti delle istituzioni sono stati invitati ad esporre nei balconi delle proprie abitazioni (o degli uffici istituzionali) striscioni bianchi o cartelloni e ad intonare l’inno nazionale in segno di unione e condivisione di impegno e dolore. Sono stati all’uopo introdotti gli hashtag #ilcoraggiodiognigiorno e #ilmiobalconeèunapiazza. L’importanza di questo momento di ricordo è stata sottolineata negli scorsi giorni anche dal Procuratore nazionale antimafia, Cafiero de Raho, il quale ha rivelato che uno dei possibili risvolti dell’emergenza sanitaria in cui versiamo consiste nel rischio di agevolare le mafie a trovare nuovi consensi e a reclutare nuova manovalanza.

“È una celebrazione quanto mai importante – ha dichiarato – giacché aiuta i giovani a capire che i nostri modelli vanno cercati tra chi ha guardato al bene comune”. Simili anche le dichiarazioni di Franco Gabrielli, capo della Polizia, che ha spiegato l’importanza di individuare negli eroi del 23 Maggio 1992 dei modelli a cui ispirarsi. Il 23, dunque, dedichiamoci al ricordo, rendiamo ogni balcone d’Italia una piazza, territorio di lotta e impegno sociale, ringraziamo cantando chi ha perso la vita 28 anni fa per noi e ringraziamo anche chi oggi lotta per guarirci o proteggerci. Dal 24, dal giorno dopo, torniamo però a rimboccarci le maniche. Contrastiamo attivamente le mafie, tutti insieme, facendo piccole scelte quotidiane magari difficili ma giuste, rifiutando la mentalità del compromesso malgrado il periodo sia economicamente e socialmente difficile.

Facciamo in modo che la morte di Giovanni, Francesca, Vito, Rocco e Antonio non sia un’inutile ferita aperta bensì una cicatrice che ci ricorda, ogni giorno, per cosa lottare. Come una mamma accarezza soddisfatta la cicatrice sul proprio ventre, consapevole che quel piccolo segno antiestetico ha donato la vita al suo bambino, il nostro impegno quotidiano potrà rendere il sacrificio di tutti i caduti nella lotta alla criminalità organizzata un po’ meno doloroso alla luce del bene e della speranza che ha generato.

Anna Serrapelle-ilmegafono.org