Hanno fatto il giro del web (e non solo) le foto del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a braccetto con uno dei capi ultrà del Milan, recentemente uscito di prigione al termine di una pena di un anno e mezzo scontata dopo patteggiamento. Luca Lucci, conosciuto come il “Barone” nell’ambiente del tifo organizzato rossonero, era infatti stato filmato qualche anno fa mentre trattava un carico di 600 chili di droga proveniente dai Balcani e dalla Colombia, in un’operazione che coinvolgeva anche associazioni malavitose albanesi e calabresi.

Insomma non proprio uno stinco di santo il Barone, passato alle cronache ancor prima di questa vicenda giudiziaria poiché, nel 2009, durante un derby Milan-Inter, aveva accecato con un pugno un tifoso nerazzurro. Sebbene le istituzioni, anche e soprattutto quelle del calcio, tendano a prendere le distanze da queste frange estreme del tifo che troppo spesso danneggiano l’immagine del sistema, la voglia di Salvini di apparire mediaticamente come uno del popolo, un tifoso tra i tifosi (o per usare le sue parole “un indagato tra gli indagati”), ha messo a nudo la grande bugia che questo governo ci sta propinando da mesi.

Un governo fatto di proclami e frasi fatte, che fa a gara tra i ministri a chi la spara più grossa, concludendo però poco nei fatti contro i veri criminali, ma accanendosi su migranti e povertà. Qualche giorno dopo la pubblicazione della foto, alla presentazione della scuola di formazione politica della Lega, a Napoli, il ministro dell’Interno ha rincarato la dose con i soliti proclami, asserendo che “chi vende droga deve marcire in galera per anni”. Chiaramente questo non vale per i suoi amici ultras. Quando qualcuno gli ha fatto notare questa grave incongruenza, si è limitato a dire: “Io mi occupo di quello che accade da oggi in avanti”.

Nessuna presa di distanza, fino ad oggi, da Lucci o dalle frange estreme del tifo organizzato, che si radunano puntualmente prima degli incontri di cartello per vandalizzare le città e suonarsele di santa ragione. Un problema, quello del tifo violento, che sembra non toccare Salvini, il quale non ha perso l’occasione per chiarire la posizione del governo sull’argomento: trattare con il tifo estremo per portare la sicurezza negli stadi. Un punto di vista quantomeno originale per un ministro dell’Interno che dovrebbe mettere la legalità prima di ogni cosa, anche degli slogan di questa perenne campagna elettorale.

Ma Matteo Salvini ha fatto una scelta differente e continua la sua campagna mediatica continuando a spararle sempre più grosse, banalizzando ogni problema, anche quelli più terrificanti come la mafia. Negli ultimi giorni, infatti, il ministro dell’Interno ha lasciato ancora tutti perplessi quando ha promesso di “cancellare la mafia nel giro di qualche mese o qualche anno”. Un’affermazione che è lo specchio preciso di questa fazione politica abituata a promettere e a sparare proclami senza doversi preoccupare di doverne dar conto. Tra qualche mese sapremo se la mafia sarà stata debellata (così come la povertà…) e il ponte di Genova ricostruito. Al massimo si darà la colpa a qualcun altro.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org