Giugno apre le porte al Pride Month, agli slogan “love is love”, alle bandiere arcobaleno che uniscono varie identità di genere binarie, non binarie, orientamenti sessuali. Quest’anno il vento tira forte in direzione ostinata, un vento fatto di rabbia per tutti quei diritti che ancora mancano, per tutte quelle persone che vengono rese invisibili, messe in un angolo, abusate, violate, violentate. Quello che manca ancora è il diritto ad esistere, oltre che ad amare. Il diritto a camminare per le nostre strade senza paura, quello ad amare senza ricevere addosso violenza, il diritto ad essere riconosciut3.

Quanto manca ancora? La distanza è data dai fatti, da omofobia, bifobia, transfobia, afobia, lesbofobia che insorgono prepotentemente. Non solo tra le strade, nei bus, nei supermercati, tra le proprie mura domestiche, no. Anche negli stessi ambienti LGBTQI+ e io da donna bisessuale l’ho sentita addosso quest’alta marea. Proprio così. L’ho sentita tra le parole di colleghe, nei commenti al mare quando stringevo la mano di quella che era la mia ragazza, e l’ho vista anche dove non mi aspettavo: negli ambienti LGBTQI+. Perché pregiudizi e stereotipi non viaggiano lontano, perché essere bisessuali è ancora alla stregua dell’essere un esemplare mitologico incapace di scegliere in quale realtà vivere.

“Siete perennemente indecis3”. Lo stereotipo per antonomasia. E quanti rifiuti per quel mio identificarmi in quanto bisessuale. Indecisa? È l’amore a decidere per me, con me. Sembra semplice, eppure è un’equazione difficile da far risolvere. C’è il Pride Month e sembriamo tutt3 ally, alleat3, unit3 da stessi intenti quasi fossimo una via lattea. Poi piombiamo addosso alla realtà come amianto, tossico. Nessuno ne parla della tossicità di esser rese e resi invisibili. Di che cosa vuol dire stare ai margini anche dove dovresti stare al centro, tra tutt3, insieme a tutt3.

Il DDL Zan che unisce e divide. Punire o non punire? C’è ancora bisogno? C’è un bisogno vitale di essere protett3 e di proteggerci a vicenda. Perché la violenza contro tutte le persone della sfera LGBTQI+ è diventata intrisa di fake acceptance, e al tempo stesso rigonfia di insofferenza, è parte tagliente che si è insinuata nella nostra quotidianità, mentre andiamo al lavoro, mentre siamo sul posto di lavoro, mentre siamo al ristorante, in gelateria, al supermercato, tra le strade.

Quella violenza c’è in mille macabri modi e va fermata. Siamo il frutto di chi ci ha volut3 invisibili, di chi ci ha violato, violentato, sputato, stuprato. Siamo diventat3 lotta per esistere, coesistere, amare. Love Is love non basta più.

Rossella Assanti -ilmegafono.org