La scorsa settimana, a Palermo, si è svolta la cerimonia di intitolazione di via “Giornale L’Ora”, in ricordo e in onore del celebre quotidiano che per quasi cento anni ha raccontato ai propri lettori fatti, indagini ed avvenimenti siciliani e non solo. Si tratta del primo caso in cui una strada viene dedicata ad una testata giornalistica e pensare che questo sia accaduto proprio a Palermo, proprio in Sicilia, fa ben sperare. Ma soprattutto aiuta a mantenere viva una memoria importante. Raccontare cosa è stato L’Ora per i palermitani e i siciliani in generale non è facile come sembra: non basterebbe un libro intero (ed infatti ve ne sono diversi in commercio). Tuttavia pensiamo sia d’obbligo onorare la memoria di una realtà meridionale che ha fatto la differenza nel mondo del giornalismo, soprattutto in tempi difficili e contro “nemici” potenti e pericolosi.

Il quotidiano, che nasce proprio nel capoluogo siciliano nel 1900, assume il titolo (o forse sarebbe più accurato dire sottotitolo) di Corriere politico quotidiano della Sicilia. Una vera e propria testata di informazione volta alla narrazione di fatti di cronaca, soprattutto in un’epoca di tumulti e di manifestazioni come quella che ha caratterizzato l’inizio del XX secolo in Sicilia. È però dal dopoguerra in poi che la testata assume un ruolo di importanza cruciale nel campo dell’informazione: per la precisione, de L’Ora si ricorda con affetto e un po’ di nostalgia il ventennio con a capo della direzione Vittorio Nisticò (1954-1975), celebre direttore amato e ricordato da tutti, persino dai più giovani.

Sono proprio quelli gli anni durante i quali, nelle pagine del giornale si inizia a parlare di mafia e, nello specifico, dell’ascesa al potere del potente boss Luciano Liggio. Una presa di posizione, questa, che porta all’attentato del 1958, quando una bomba posta all’esterno della sede rischia di mandare in fumo anni di indagini, inchieste, sacrifici e lotte contro la criminalità. Se c’è qualcosa di cui andare fieri, questa è senz’altro il fatto che L’Ora è stato il primo giornale in cui la parola mafia è stata posta alla ribalta e all’attenzione di tutti: non più omertà, non più collusioni con i capi dei capi di turno, ma un’informazione reale, sincera, che mirasse alla verità nuda e cruda.

E se tutto ciò è stato possibile, lo dobbiamo sicuramente ad alcuni dei cronisti più importanti del panorama giornalistico italiano quali Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato e Mauro De Mauro, tutti e tre uniti da un unico, tragico destino: la morte per mano di quel sistema criminale che hanno cercato di combattere tra le righe e i fogli del giornale. Ecco perché dedicare una strada al giornale L’Ora significa molto più che onorare un semplice quotidiano: è un segno di rispetto, di memoria e soprattutto di gratitudine nei confronti della gente che ci ha lavorato, ha “sudato” e poi pagato con la propria pelle affinché i lettori sapessero, conoscessero la verità e da quella traessero un pensiero autonomo, libero, critico.

In fin dei conti, il ruolo del giornalista consiste proprio nello scoprire la realtà dei fatti, andando al di là della superficie, dell’apparenza, e presentarla così com’è, costi quel che costi. L’Ora e i suoi cronisti hanno rappresentato al meglio tutto questo e continueranno a farlo per tutte quelle generazioni di futuri giornalisti che hanno a cuore l’informazione vera e la libertà.

Giovanni Dato -ilmegafono.org