I nostri mari sono sempre più inquinati e le azioni compiute dall’uomo di certo non aiutano la situazione. A pagarne le conseguenze sono le specie che vivono in queste acque, in particolare nel Mediterraneo. Lo stato di salute di molte specie è infatti precario, in quanto oltre la metà degli 86 esemplari di squali, razze e chimere si trovano in pericolo e un terzo di essi rischiano l’estinzione. Sono i dati sconfortanti che emergono dal recente report del Wwf. Tramite la pesca illegale, le reti, la sovrapesca e le migliaia di tonnellate di plastica che gettiamo in mare, praticamente siamo capaci di uccidere, ad esempio, tantissimi squali.

Tra le specie a maggiore rischio di estinzione vi sono il grande squalo bianco, la verdesca, lo smeriglio, lo squalo mako, tutte e tre le specie di squalo angelo e la razza endemica maltese. E ancora, a forte rischio vi sono anche gli squali volpe, lo squalo grigio, lo squalo elefante, i pesci chitarra e la mobula. Infine, otto altre specie sono considerate vulnerabili, come la canesca e tutte e tre le specie di spinaroli. Anche se alcuni di questi animali non sono obiettivo dei pescatori, vengono lo stesso catturati a causa della sovrapesca e la maggior parte delle volte rigettati in mare.

Un altro problema che sta creando disagi è la plastica che a volte viene ingerita o in altri casi si rivela una trappola soprattutto per gli squali. Gli squali, inoltre, sono protagonisti anche di frodi alimentari: capita che vengano venduti per pesce spada. Questo fenomeno, però, mette in pericolo la nostra salute, poiché nella loro carne c’è spesso un elevato tasso di mercurio. Per mitigare il problema, l’associazione ambientalista propone di evitare di pescare in habitat chiave di squali e razze e di utilizzare strumenti di pesca più selettivi che riducano o eliminino il “bycatch”. Il Wwf ritiene anche che sia fondamentale informarsi riguardo alle popolazioni di queste specie.

Per affrontare il problema, la nota organizzazione ambientalista ha avviato a Monopoli il progetto “SafeSharks”, un progetto in cui i pescatori si trasformano negli “angeli del mare”. Grazie a dei satelliti riescono a monitorare la possibile sopravvivenza di quegli esemplari catturati accidentalmente dai palangari e rilasciati in mare.

“Gli squali rischiano di scomparire dal Mediterraneo. Il loro rapido declino è il più chiaro allarme sullo stato in cui versa il nostro mare e sull’impatto che hanno le pratiche di pesca irresponsabili – dichiara Giulia Prato, Marine Officer di Wwf Italia -. Gli squali sono da sempre parte della nostra cultura, dobbiamo agire velocemente per garantire la loro sopravvivenza anche nel futuro. Non c’è più tempo da perdere. Il Wwf intende lavorare con pescatori e governi per migliorare la gestione delle nostre già fragili risorse marine e adottare soluzioni efficaci per ridurre la cattura accidentale di squali”.

A tal proposito, il Wwf ha lanciato una campagna per sostenere la salvaguardia di questi predatori che rischiano di scomparire.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org