Il cambiamento climatico produce effetti devastanti anche in mare. L’aumento delle temperature provoca grossi cambiamenti nella biodiversità marina: scompaiono le specie animali più sensibili e arrivano nel Mediterraneo altre specie estranee all’ecosistema d’origine, definite per l’appunto “aliene”. Il terzo rapporto del Progetto Mare Caldo, a cura di Greenpeace e del Seascape Ecology Lab del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DISTAV) dell’Università di Genova, lascia emergere un aumento generalizzato delle temperature nel Mediterraneo, con incremento di eventi climatici estremi. Un progetto che, dal 2019, mostra le conseguenze drammatiche dell’impatto ambientale lungo le coste, monitorando una rete di 13 aree marine protette. Le conseguenze sinora rilevate sembrano irreversibili per molte delle aree prese in analisi.

“L’aumento delle temperature sta causando drammatici cambiamenti nella biodiversità marina, dalla scomparsa delle specie più sensibili caratteristiche del nostro mare all’invasione di altre, spesso aliene, che meglio si adattano a un mare sempre più caldo”, afferma Monica Montefiascone, ricercatrice del DISTAV. Due delle aree prese in esame, quella a largo dell’Isola d’Elba e l’area marina protetta di Portofino, hanno fatto registrare anomalie termiche con un aumento di 2°C a più di 10-15 metri di profondità rispetto alle medie degli anni precedenti.

Questo vuol dire che oltre a diventare più caldo, il Mediterraneo diventa anche più pericoloso, scatenando eventi climatici estremi. Una soluzione per contrastare questa repentina rovina del Mediterraneo e delle sue specie potrebbe essere quella delle aree marine protette, accanto alle tanto agognate politiche ambientali adeguate. Sul sito di Greenpeace è possibile, su questo tema, firmare una petizione. Vi invitiamo a farlo.

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