Ieri il nostro Paese ha perso un gigante della lotta alle mafie, della resistenza, della ricerca della verità e della giustizia. Vincenzo Agostino se ne è andato. Andato via quasi in punta di piedi, dopo una vita spesa per la memoria del figlio Nino e della nuora Ida, uccisi l’8 agosto 1989 a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo. I due sposi, che stavano aspettando un figlio (Ida era incinta), furono raggiunti da due sicari mafiosi, a bordo di motociclette, davanti alla villa di famiglia in cui la coppia avrebbe dovuto festeggiare il compleanno della sorella di lui. Nonostante avesse perso la moglie Augusta, nel 2019, Vincenzo aveva continuato senza sosta la sua battaglia fino all’ultimo respiro, chiedendo che venisse fatta luce in particolare sui depistaggi delle indagini sul duplice omicidio. Aveva deciso di non tagliare più la barba e i capelli fino a quando non si fosse arrivati alla verità, fino a quando Nino, Ida e quel bambino o bambina che la nuora portava in grembo non avessero ottenuto giustizia.

La storia di Vincenzo è diventata anche un docufilm, “Io lo so chi siete”, di Alessandro Colizzi, scritto da Silvia Cossu. Quella frase (“Io lo so chi siete”) è la frase che urla Ida Castelluccio agli assassini prima di morire. Mentre il caso viene spacciato, all’inizio, per “omicidio passionale”, “ignoti uomini dello Stato” entrano a casa Agostino e fanno sparire documenti e appunti sulle indagini che il giovane poliziotto Nino Agostino stava conducendo. Nino dava la caccia ai latitanti di cosa nostra. Giovanni Falcone, davanti la bara di Nino dirà una frase che suonerà quasi come una premonizione: “Quest’omicidio è stato fatto contro di me”. Saranno anni di buio e silenzio. Solo la battaglia di Vincenzo e di Augusta porteranno a tracciare, piano piano, i contorni di una vicenda sempre più avvolta nel mistero. La moglie di Vincenzo ha voluto che sulla sua tomba fosse scritto: “Qui giace Augusta Schiera, ancora senza verità e senza giustizia”.

Nonostante i passi avanti fatti, Vincenzo è andato via come sua moglie, con quelle parole incise sulla testa e sul cuore. Nel 2020, durante le commemorazioni per la strage di Capaci urlava: “In tutti questi anni ai ragazzi abbiamo raccomandato di credere nelle istituzioni. Ma oggi come posso guardare i giovani sapendo che autori di crimini terribili sono usciti di galera? Siamo furibondi. Se manca la giustizia manca tutto e oggi in Italia manca la giustizia”. Tanti, tantissimi messaggi arrivati da tutta Italia per esprimere il cordoglio e il dolore per la scomparsa di Vincenzo, a partire dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Tanti i messaggi sui social, da parte di magistrati, di tanta gente comune e di tutte le associazioni antimafia del nostro Paese.

Oggi siamo più soli. È una verità. Questa dolorosa verità, però, non ci fa perdere e non ci farà mai perdere il coraggio di denunciare, manifestare, indignarci, lottare, cercare verità e giustizia, andare avanti a testa alta in nome dell’antimafia e dell’antifascismo. Essere contro le mafie e contro i fascismi, di ieri e di oggi, significa essere solidali, umani, pacifisti, antirazzisti, giusti. Da oggi abbiamo un esempio in più da continuare a seguire, perché la strada, Vincenzo, l’ha tracciata e non ci faremo intimidire da nessun partito politico, da nessun governo, da nessuna censura, da nessun mafioso o camorrista che sia, da nessuno che, in nome del suo potere, economico e/o politico, vuole o vorrebbe dettare legge per i suoi interessi. A Vincenzo dedico questa poesia, venuta fuori d’improvviso, spontanea, immediata, dopo la notizia della sua scomparsa.

La tua barba è stata testimonianza
Del tuo dolore mai consolato
Della tua rabbia mai placata
Del tuo amore per l’onestà
Quella barba da vecchio saggio è stata
Per chi ti ha conosciuto di persona
Per chi ti ha voluto bene da lontano
Anche senza mai averti visto
Fonte di equilibrio
Di moralità
Di integrità
Di rettitudine
Quante domande ti sei posto
Quanti perché ti sei chiesto
“Se non ho verità e giustizia
Io questa barba non la taglierò mai, ragazzi”
Amavi ripetere.
Se il tuo nome significa “colui che è destinato a vincere”
Oggi, hai vinto
Perché ci hai insegnato cosa significa non arrendersi
Cosa significa vivere per ciò in cui si crede
Oggi, Vincenzo, chissà se ti sarai ricongiunto con tua moglie,
Con Nino e Ida e quel bambino mai nato
Noi vogliamo pensare che sia accaduto
Che tu sia arrivato da loro con il vestito della festa
Col capello corto e il viso sbarbato
Oggi siamo qui a ricordarti
Oggi ci chiamiamo tutti come te.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org