Quella tra sabato e domenica non è stata una notte come le altre per Napoli e i suoi cittadini. Alle ore 1.30 del mattino di domenica 1 marzo, un quindicenne in zona Santa Lucia ha tentato di rapinare un carabiniere in borghese usando una pistola finta. Quest’ultimo ha risposto alla minaccia che il giovane stava rivolgendo a lui e alla sua compagna, esplodendo tre colpi di pistola. A nulla è servito l’intervento dei sanitari del pronto soccorso dei Pellegrini di Napoli: il giovane è deceduto dopo poche ore. Nel frattempo, come testimoniato dal direttore dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, il pronto soccorso “è stato invaso da decine di parenti, amici e di conoscenti che alla notizia del decesso hanno iniziato a sfogare la propria rabbia” smantellando il pronto soccorso.

Secondo alcune ricostruzioni sembrerebbero collegati a quest’episodio degli spari, esplosi poco dopo la morte del giovane, rivolti all’edificio adibito a sede del comando provinciale dei Carabinieri di Napoli a scopo intimidatorio. Le indagini sono attualmente in corso e ci sono ipotesi di reato sia per il carabiniere (eccesso di legittima difesa) che per i parenti del giovane rapinatore accusati per la devastazione del pronto soccorso.

Insomma un vero e proprio scenario da far west che costringe Napoli a piangere il suo ennesimo giovane figlio, vittima di un ambiente sociale e culturale a tratti disastrato che porta un ragazzino di quindici anni a rapinare una coppia al fine di ottenere “i soldi per la discoteca”, come avrebbe dichiarato qualche ora più tardi il suo complice anch’egli minorenne. Non solo. Quello che sconvolge maggiormente è la reazione incontrollata di chi ha egoisticamente distrutto un luogo adibito per il soccorso dei malati, provocando danni anche alle persone che erano lì, sfogando una furia ceca e ingiustificabile. A farne le spese, tra gli altri, i genitori di Irina: altra vittima, questa volta innocente, della folle notte napoletana. La donna 39enne era stata trasportata d’urgenza al pronto soccorso dei Pellegrini perché ridotta in fin di vita dal pestaggio del suo compagno. L’ennesimo caso di femminicidio, il cui dolore è stato trascurato, perché oscurato dagli eventi circostanti, e vilipeso direttamente nell’aggressione che ha coinvolto loro malgrado i genitori di Irina, già stroncati dalla notizia del decesso della figlia.

Quello che dovrebbe essere un episodio isolato non è altro che ordinaria follia, come ha ricordato su La7 a “Non è l’Arena”, Francesco Borrelli, consigliere regionale della Campania, in collegamento dal pronto soccorso dei Pellegrini domenica sera. “Su queste pareti – ha detto – ci sono ancora i buchi dei proiettili, perché altre persone nei mesi e negli anni scorsi sono venute a sparare nel pronto soccorso. Qui fuori è terra di nessuno”. Una denuncia forte che lascia sgomenti su quella che è ormai diventata prassi. L’ennesima dimostrazione che ci si può abituare a tutto se non si reagisce alla violenza e all’illegalità.

Nonostante ciò anche nelle tragedie ci sono spiragli di rinascita. Un piccolo segnale lo ha dato il personale del pronto soccorso dei Pellegrini che, a tempo di record, è riuscito a riaprire già alle 20 di domenica sera il reparto che era stato devastato. Un piccolo segnale di una comunità che non si può arrendere. Il volto della Napoli bella e forte che ogni giorno sceglie di non abbassare la testa contro la violenza e che, alla fine di questa lunga folle notte, vuol tornare a guardare il sole sorgere alle spalle del Vesuvio.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org