Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, ha autorizzato le trivelle per la ricerca di gas e petrolio nel mar Ionio. È così che inizia il nuovo anno per quanto riguarda la delicata questione delle trivellazioni in Italia. Una vicenda che ha immediatamente acceso lo scontro tra Coordinamento nazionale No Triv e l’esecutivo. Il conflitto investe anche le istituzioni a vario livello: Stato da una parte e Regione dall’altra, per decidere il futuro dell’istanza di permesso di ricerca (rappresentante unico Rockhopper Exploration & soci.) noto come “Masseria La Rocca”, con estensione di 13,5 kmq, in provincia di Potenza.

Ripercorriamo la vicenda. La Regione Basilicata, nel 2016, aveva negato il protocollo d’intesa (un documento necessario per il rilascio del permesso), ma nel maggio del 2018 la società petrolifera aveva poi ottenuto dal Tar Basilicata l’annullamento della delibera di Giunta con cui la Regione aveva negato l’intesa. Così, i comitati decisero di sollevare un conflitto di attribuzione dinnanzi alla Corte Costituzionale per far valere le prerogative a difesa dell’ambiente e della salute.

A quel punto, come ricorda il Coordinamento nazionale No Triv,  il governo Conte, “lo scorso 21 dicembre, ha deliberato di costituirsi ‘in giudizio’ contro la Regione e, di fatto, contro il Comitato No Triv Brindisi Montagna, contro il sindaco di Brindisi Montagna, contro il Coordinamento No Triv Basilicata, creando le condizioni per uno sbocco della vicenda favorevole alla Rockhopper”.

Il governo, investito dalla polemica, oggi ribadisce di non avere alcuna intenzione di continuare questo tipo di politica energetica stabilita dall’esecutivo precedente, al quale viene assegnata la responsabilità esclusiva della vicenda. “Queste ricerche di idrocarburi, che non sono trivellazioni – spiega il ministro Di Maio -, erano state autorizzate dal governo precedente e in particolare dal ministro Galletti. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato”. Il vicepremier, inoltre, ha affermato che in questi otto mesi il governo ha bloccato tutte le nuove richieste.

Dichiarazioni poco convincenti, alle quali non sono mancate le repliche. Come quella del prof. Enzo Di Salvatore, illustre costituzionalista e cofondatore del Coordinamento nazionale dei No Triv. “Dai Bollettini ufficiali degli idrocarburi pubblicati in questi otto mesi – afferma Di Salvatore – non c’è un solo atto di rigetto delle richieste, poiché quando si rigettano deve esserne data pubblicazione. Il governo dice che ha bloccato tutto e allo stesso tempo che non è stato possibile bloccare i tre permessi. Allora le altre richieste come avete fatto a fermarle senza commettere reato?”.

Il costituzionalista abruzzese sottolinea inoltre come i tre permessi (più la concessione e la proroga della concessione) siano stati firmati dal ministero, non dal funzionario, ma dal dirigente competente. “Di Maio – scrive ancora Di Salvatore – gioca con un equivoco, che finisce per confondere chi legge: un conto è il piano politico, altro quello amministrativo, che sono diversi. Politicamente è compito del governo o del parlamento adottare un atto normativo per bloccare i procedimenti; amministrativamente è compito del dirigente competente firmare i permessi e le autorizzazioni”.

Quindi, riguardo alle responsabilità nel caso specifico, Di Salvatore conclude con un ragionamento inappuntabile: “Delle due l’una: se questo governo non ha responsabilità politiche perché la firma su quei permessi ce l’ha messa un dirigente, allora neppure il governo precedente ha alcuna responsabilità politica per aver avviato i procedimenti come prevede la legge quando arriva una richiesta. Se, invece, si sostiene che il governo precedente sia politicamente responsabile per aver consentito l’avvio dei procedimenti, allora lo è altrettanto il governo in carica per aver consentito che venissero firmati a dicembre i tre permessi per cercare idrocarburi nello Ionio”.

Sulla vicenda, intanto, è sceso in campo anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ha annunciato che impugnerà le autorizzazioni dinnanzi alla giustizia amministrativa.

Infine, Luigi Di Maio, nel pieno della polemica, ha parlato di un decreto legge, sul quale si lavora ormai da 8 mesi, che potrebbe sospendere o interrompere i procedimenti in corso. Egli ha inoltre annunciato che verrà presto presentata in parlamento una norma che dichiara l’Air gun una pratica illegale, così da scoraggiare le trivelle in mare e a terra. Ma intanto, mentre il ministro fa annunci, sullo Ionio si potrà iniziare a trivellare. Con la firma del governo.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org