Parte subito con il botto la nuova gestione della Rai in mano al governo gialloverde. E fa subito scalpore il programma “Povera Patria”, che già dal nome promette di inserirsi in quell’affascinante filone dei sospiri da bar. I motori si scaldano subito e si parte con un “temone”: il signoraggio bancario. Se Marx scriveva che lo spettro del comunismo si aggirava per l’Europa, il signoraggio è un po’ la sua nemesi. Con un pizzico di nostalgia rileviamo che in questi ultimi anni era stato messo da parte. Evidentemente élite di giornalisti embedded e di “plurilaureati” o “professoroni” vari erano riusciti a metterci un bavaglio.

La paternità, nella cultura pop moderna, della scoperta di questo torbido intrigo internazionale, va attribuita, almeno sulle cronache, a un moderno gigante della della politica: Domenico Scilipoti (leggi qui). Fu lui a combattere, assieme a Sara Tommasi e Alfonso Luigi Marra, questa prima battaglia contro gli intrighi internazionali. Per capire di cosa si tratta esattamente, con una spiegazione un attimo più circostanziata di quella rinvenibile in qualche sito cospirazionista, potete leggere varie riflessioni, come un recente articolo su “Il Foglio”, a firma del “professorone” Francesco Lippi. Oppure un altro articolo, a firma Mario Seminerio, collaboratore di Radio24.

Nello specifico, citando testualmente Lippi, “nelle economie moderne, la Banca centrale crea la moneta e la immette nell’economia tramite l’acquisto di titoli del debito pubblico. E da tale operazione la Banca centrale trae un guadagno netto per interessi (la moneta paga zero interessi, i titoli pagano interesse positivo)”. Il servizio andato in onda sul nuovo programma Rai, però, ha gettato nello sconforto diversi “addetti ai lavori”. Tanto che la Società italiana degli Economisti ha scritto al presidente Foa.

Ma il dato da trarre da questa vicenda è un po’ più profondo della polemica in sé, che rischia di sfociare in rissa calcistica. Possiamo almeno sollevare qualche sospetto che un tema così discusso e, almeno, abusato in certi ambienti complottisti, sia portato in tv senza l’adeguato approfondimento e debunking. Certe materie non possono essere lasciate all’opinione di chiunque o spiattellate senza un approfondimento scientifico sufficiente. Bisogna accettare che esistono temi complessi, persone che li studiano e che meritano, come minimo, rispetto.

Alla luce di questo banale ragionamento, la scelta di Raidue, dopo il ritorno di Grillo sulla stessa rete, sembra strizzare l’occhio a quello che sembra un tentativo governativo di mandare tutto in caciara: dai vaccini (contestati da ambienti filo governativi e da alcuni esponenti politici) alla scienza, fino all’economia. Vale tutto e uno vale uno.
E non ci sarebbe da stupirsi. Il filone della Rai del cambiamento sembrava già tracciato con la nomina di Foa a Presidente della rete del servizio pubblico. Proprio quel Foa che si è spesso distinto per la (scarsa) attenzione alle notizie che condivideva (leggi qui).

Rimane da chiedersi cosa ne pensano quelli che negli anni Novanta e nei primi Duemila agitavano il pugno contro il presidente padrone di Mediaset. Chissà se questa volta basterà portare un sorriso.

Penna Bianca -ilmegafono.org