Il 2019 conclusosi da poco ha fatto registrare un altro record negativo in fatto di clima, un allarme che parte dagli oceani. Uno studio pubblicato su Advances in Atmospheric Sciences, effettuato con oltre tremila galleggianti sparsi per il mondo, ha dimostrato che il surriscaldamento degli oceani non ha mai raggiunto livelli così alti da quando è iniziato lo studio di temperature e clima. Le acque dell’oceano sono una vera e propria spia per le emergenze ambientali: si calcola che, dal 1970 in poi, abbiano immagazzinato il 90% circa dei gas prodotti dall’uomo, con percentuali irrisorie assorbite dal suolo e dall’atmosfera.

Dal 1987 al 2019 il surriscaldamento degli oceani è stato molto più rapido rispetto al passato, e gli ultimi cinque anni sono stati disastrosi. Le temperature continueranno ad aumentare secondo i ricercatori, e la responsabilità è soprattutto del cambiamento climatico provocato dall’uomo. Secondo Lijing Cheng, autore dello studio e docente presso l’International Center for Climate and Enviroment Sciences di Pechino, la quantità di calore che abbiamo immesso negli oceani del mondo negli ultimi 25 anni “equivale a 3,6 miliardi di esplosioni di Hiroshima”. Un dato a dir poco preoccupante.

Le conseguenze del surriscaldamento delle acque oceaniche non saranno negative soltanto per gli animali marini e per l’aumento del livello del mare, ma anche per il clima in sé. Acque più calde provocano tempeste più violente, colpo di grazia per situazioni quali inondazioni, siccità e incendi. Il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato, segno dell’inarrestabile aumento delle temperature. Un trend da frenare assolutamente.

Redazione -ilmegafono.org