Continua la battaglia dei cittadini di Taranto contro le acciaierie che hanno inquinato e devastato il territorio e la salute della popolazione. A seguito della riforma della class action, nel codice civile è stata introdotta una norma che consente di ottenere l’inibitoria di comportamenti illeciti da parte delle imprese su ricorso di soggetti aventi interessi omogenei. Per tale ragione, l’Associazione Genitori Tarantini ETS, da anni impegnata contro l’inquinamento e per il diritto alla salute dei cittadini a Taranto, ha deciso di avvalersi di tale norma “e di promuovere una azione inibitoria collettiva contro Acciaierie d’Italia Holding s.p.a., Acciaierie d’Italia s.p.a. e contro ILVA s.p.a., al fine di ottenere la cessazione delle loro condotte che provocano danni ingiusti ai residenti, per la lesione del diritto alla salute e del diritto al tranquillo svolgimento della vita familiare causati dall’inquinamento da parte di impianti tuttora non rispettosi delle norme di qualità ambientali”.

Poiché però l’Associazione non è legittimata a proporla in proprio, è stato necessario il sostegno “di persone fisiche, coraggiose ed altruiste, da tempo impegnate nella lotta che condividiamo – si legge in un comunicato dell’associazione – le quali hanno deciso di agire in proprio spendendo il loro nome”. “Il nostro immenso ringraziamento – continua il comunicato – va dunque a: Cinzia Zaninelli, Massimo Castellana, Simona Peluso, Aurelio Rebuzzi, Salvatore Magnotta, Emilia Albano, Giuseppe D’Aloia, Antonella Coronese, Serena Battista, Giuseppe Roberto e il piccolo Andrea Simon”.

Il Tribunale competente per territorio è quello di Milano, dal momento che nel capoluogo lombardo hanno sede legale le imprese chiamate in causa. Il giudice relatore della causa sarà il Presidente della sezione impresa del Tribunale di Milano, Angelo Mambriani, il quale ha fissato l’udienza di discussione davanti al Collegio in Camera di Consiglio per il 2 dicembre 2021.

“I nostri legali, avv.ti Maurizio Rizzo Striano ed Ascanio Amenduni – si legge nella nota dell’associazione – hanno pertanto proposto nel luglio scorso, ai sensi dell’art. 840 sexiesdecies cod. proc. civ., anche in via propedeutica alla class action risarcitoria, un giudizio di inibitoria chiedendo, in via principale, al fine di prevenire l’aggravarsi dei danni, la chiusura dell’area a caldo. In via subordinata, ove la richiesta della chiusura non venisse accolta, gli avvocati Rizzo Striano e Amenduni hanno chiesto al giudice di imporre il rispetto del diritto al clima, ordinando uno stringente piano di abbattimento delle emissioni dei gas ad effetto serra di cui gli impianti dell’ILVA sono i maggiori diffusori in Italia. Non si comprende infatti il motivo per cui nel PNIEC l’abbattimento è previsto per tutti gli impianti a combustione di carbone, mentre nulla si dice con riguardo a quelli dell’ILVA”.

La battaglia contro gli inquinatori, dunque, non si ferma, come si può evincere dal comunicato dell’associazione tarantina: “Esaurita la fase inibitoria, e all’esito della stessa, è nostra intenzione di farci promotori di separata class action risarcitoria, alla quale potranno aderire tutti coloro che sono residenti a Taranto e comuni limitrofi, al fine di ottenere il ristoro dei danni individuali. A tal proposito daremo istruzioni su come aderire tramite web (non vi sono spese a carico di chi aderirà). Come associazione Genitori Tarantini ci impegneremo a dare tutto il nostro sostegno ai nostri amici e compagni di lotta, sperando che l’iniziativa susciti solidarietà e condivisione da parte della cittadinanza, affinché la città di Taranto e la sua provincia siano definitivamente liberate dalla schiavitù industriale che continua ad avvelenare noi, i nostri figli, il nostro ambiente, mietendo vittime innocenti”.

Un messaggio infine anche al governo e al premier Draghi, che ha affermato che stiamo andando verso la catastrofe climatica e che occorre fare di più. “Ci aspettiamo che il governo intervenga in giudizio – affermano i Genitori Tarantini ETS – per sostenere ed appoggiare le nostre richieste: lo imporrebbe un minimo di coerenza tra dichiarazioni e azioni concrete”.

Redazione -ilmegafono.org