Sono passati 12 anni dall’omicidio di Lea Garofalo, donna e madre, prima ancora che testimone di giustizia. Nonostante il tempo trascorso, il ricordo è ancora vivo, come sono vivi il coraggio, l’esempio e il senso di lealtà e giustizia della donna calabrese, non solo tra le persone che hanno avuto modo di starle accanto, ma anche tra tutte le persone e le associazioni che ne rinnovano ogni giorno la memoria. Lea Garofalo è stata una testimone di giustizia capace di scardinare gli ingranaggi dei clan di ‘ndrangheta a Milano e dimostrare che dire No è possibile, anche se vieni da un remoto paesino dell’entroterra calabro, anche se il tuo ex compagno è un mafioso, come era quel Carlo Cosco che Lea allontanò dalla sua vita e denunciò.

Lea Garofalo è stata una donna ed una madre che ha saputo alzare la testa, scegliendo di combattere contro le difficoltà della vita e soprattutto contro una cultura, quella ndranghetista, che penalizza le donne stesse, le limita pesantemente, finendo per renderle invisibili, inutili, a volte ingombranti. Ecco, se c’è una cosa per cui bisogna dire grazie a Lea è proprio quel coraggio che l’ha resa, purtroppo a sue spese, simbolo ed esempio da imitare e da seguire, soprattutto per le nuove generazioni. In un periodo storico in cui la violenza contro le donne non accenna a diminuire (anzi, gli ultimi due anni hanno registrato numeri preoccupanti in tal senso), ecco che la figura di Lea Garofalo può e deve aiutare quantomeno a ricordare a tutti noi che ciascuno status quo può essere distrutto. A maggior ragione se si tratta di uno status quo criminale, violento, mortale.

La bara di Lea Garofalo, durante i funerali svolti a Milano, in piazza Beccaria, il 19 ottobre 2013 (foto di Massimiliano Perna)

Per questo e per tanto altro ancora vogliamo ricordare Lea, il suo sacrificio, la sua forza di volontà e tutto ciò che di bello è riuscita a trasmettere alla propria figlia, Denise, ai ragazzi e alle ragazze che non l’hanno dimenticata e che ogni anno, il 24 novembre, scendono in piazza in sua memoria. Lo scorso mercoledì, ad esempio, in occasione dell’anniversario della morte, il coordinamento di Libera Milano, insieme al Comune di Milano e al Presidio di Libera “Lea Garofalo”, hanno voluto ricordarla con una fiaccolata che, partita dall’Arco della Pace, si è poi conclusa in viale Montello, proprio nel giardino antistante la vecchia abitazione in cui Lea ha vissuto durante i suoi anni a Milano.

“Quella di Lea Garofalo – ha dichiarato Gaia Romani, assessora ai Servizi Civici e Generali – è una storia di coraggio e ribellione; di una donna e di una madre che, per amore della libertà e di sua figlia Denise, sfidò la ‘ndrangheta e le regole di omertà che regolano quella cultura. Milano è la città che Lea scelse fuggendo dalla Calabria e per questo motivo abbiamo il dovere di ricordare che è stata vittima due volte: della mafia e della violenza contro le donne”. “A distanza di dodici anni – ha concluso la Romani – la sua eredità continua a essere un monito per le istituzioni e un esempio per tante donne che trovano la forza di ribellarsi e liberarsi dall’oppressione mafiosa”. Anche a Monza si è voluta omaggiare la memoria della donna con diverse iniziative, alcune delle quali presso la “Finestra di Lea Garofalo” del cimitero di San Fruttuoso, proprio a pochi passi dal luogo in cui vennero rinvenuti i resti del corpo.

La speranza, oggi ancor più che mai, è che la morte di una donna coraggiosa come Lea non passi mai in secondo piano e che anzi non si smetta mai di ricordarne l’impegno e il coraggio. Perché è proprio grazie all’esempio di gente come Lea Garofalo che tante altre possono trovare la forza di denunciare, ribellarsi, liberarsi da una vita che non hanno scelto.

Giovanni Dato -ilmegafono.org