Lo scorso 21 marzo, a Milano, si è tenuta la XVIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Come già accennato in un nostro precedente articolo, si è trattata della prima manifestazione post-Covid alla quale hanno potuto partecipare, nuovamente, migliaia di persone. La scelta di una città come Milano, poi, non è certo stata casuale, data l’importanza e la centralità che la città riveste, purtroppo anche in senso negativo. Il capoluogo lombardo, infatti, non attira solo lavoro e, quindi, opportunità di fare business. O meglio: proprio per questo, attira anche chi nel “business” ci vede un modo per arricchire le proprie tasche in maniera sporca e illegale. E questo la criminalità organizzata, con la ‘ndrangheta in testa, lo sa bene: droga, prostituzione, corruzione politica e finanziaria, passando per appalti edili e racket. Insomma, se c’è un luogo in cui le mafie sono riuscite a proliferare e a incunearsi in ogni strato sociale, questa è senz’altro Milano.

Oltre alla celebre marcia realizzata dall’associazione Libera e da Avviso Pubblico, ci sono state tante, diverse iniziative di contorno che hanno voluto porre un accento sull’antimafia e, in generale, sulla lotta alla criminalità. Una di queste è quella che si è tenuta a Palazzo Marino, dove è stata presentata la nuova Carta dell’associazione Avviso Pubblico. Un vero e proprio codice etico, un documento in cui sono racchiuse una ventina di norme e regole in materia di trasparenza, legalità ed efficienza amministrativa e politica. Uno degli scopi principali di tale documento consiste senza dubbio nel combattere il malaffare e le mafie e ciò è possibile proprio grazie a un modello di prevenzione aggiornato e realizzato su misura. Non deve sorprendere, quindi, se alla stesura del documento hanno partecipato diverse figure competenti, come politologi, giuristi e funzionari pubblici.

“La Carta non è un codice penale”, ha affermato la presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi, ma è sicuramente un punto di partenza importante poiché pone al centro di tutto la questione legata alla “capacità da parte degli amministratori locali di prendersi degli impegni, di mostrare coerenza e in qualche modo di misurare attraverso il controllo pubblico la credibilità delle assunzioni di principi o di impegni e responsabilità che la Carta contiene”. “Si tratta di un modello auspicabile di comportamento”, ha aggiunto il professore Alberto Vannucci, il quale ha coordinato la realizzazione e la stesura del documento. “L’idea principale – ha spiegato Vannucci – è quella di attivare un duplice impegno: da un lato stimolare un’assunzione di responsabilità concreta e applicabile; dall’altro quella di contribuire a un dibattito in cui coloro che la sottoscrivono si prestano a esperienze di confronto con la cittadinanza”.

Naturalmente la Carta di Avviso Pubblico può essere sottoscritta da qualsiasi soggetto o ente politico, ma è chiaro che è proprio alle amministrazioni locali che si vuole puntare con maggior attenzione. Sono queste, infatti, a essere maggiormente a rischio di influenza e infiltrazione da parte delle mafie, le quali, proprio in ambito locale, fa spesso la voce grossa e può dettare legge, a volte in maniera indisturbata. “L’obiettivo – ha concluso il professor Vannucci – è quindi quello di rafforzare una piccola comunità di soggetti che in questi valori si riconoscono e che si fanno testimoni verso la società”.

Alla realizzazione e alla stesura della Carta ha partecipato poi anche Gherardo Colombo, presidente del Comitato per la legalità, la trasparenza e l’efficienza amministrativa del Comune di Milano, il quale, in un’intervista subito dopo la conclusione della presentazione, ha sottolineato come “la prevenzione dei fenomeni corruttivi passi attraverso la formazione e questa Carta è un documento molto importante per le sue eventuali capacità formative”. Insomma, finalmente sarà possibile avere a disposizione un testo univoco e indiscutibile che certifichi l’impegno e la volontà di prevenire e combattere ogni interferenza mafiosa e criminale da parte delle amministrazioni.

Con tale documento, infatti, le stesse amministrazioni hanno l’opportunità di dimostrare il proprio reale interesse nei confronti della crescita e del benessere culturale, economico e sociale delle proprie comunità e dei propri cittadini. Affinché i proclami e i programmi elettorali non rimangano tali, ma diventino azioni concrete e durature. E si possa intraprendere, una volta per tutte, un vero e proprio repulisti, nel tentativo arduo, ma doveroso di liberare il nostro Paese dall’oppressione delle mafie.

Giovanni Dato -ilmegafono.org