Legambiente ha recentemente pubblicato il rapporto “Pendolaria 2023”, che ogni anno si occupa di analizzare il trasporto ferroviario in Italia e a denunciare gli innumerevoli disservizi del settore. Il quadro che emerge dal recente rapporto è innegabilmente preoccupante e vede l’Italia in forte ritardo, rispetto agli altri Stati europei, nella transizione ecologica del trasporto su ferro. Un ritardo molto grave ai fini del raggiungimento degli obiettivi fissati dal Green Deal europeo, la strategia con cui gli Stati membri si sono impegnati a ridurre ed abbattere le emissioni entro il 2050. Secondo lo studio condotto dall’associazione ambientalista, infatti, a gravare sulle condizioni dei collegamenti ferroviari italiani sono i numerosi ritardi infrastrutturali, i treni poco frequenti, le linee a binario unico, la lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie e le risorse economiche inadeguate.

Una situazione già poco florida che vede un ulteriore peggioramento al Sud, un’area che fruisce di un servizio nemmeno paragonabile a quello del resto del Paese. Le zone meridionali, infatti, sono quasi tutte con linee a binario unico, vengono attraversate da molti meno treni e servite da convogli più vecchi. Il report individua le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia e, nelle prime posizioni, compaiono le ex linee Circumvesuviane, la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo e la Catania-Caltagirone-Gela. Nello studio, però, si scorge anche un dato positivo relativamente a un ambito che vede l’Italia addirittura precedere altri Paesi europei: si tratta della previsione di interventi di elettrificazione su circa 1700km di rete, così da passare dall’attuale 70,2% di linea elettrificata ad oltre il 78% a fine interventi.

Per quanto riguarda l’insufficienza degli investimenti, invece, i responsabili di Legambiente segnalano che, dal 2010 al 2020, sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro. Inoltre, sulla situazione grava anche il disinteresse delle amministrazioni regionali: nel 2021, per esempio, gli stanziamenti sono stati, in media, pari allo 0,57% dei bilanci regionali. Investimenti troppo scarni se si vuole raggiungere il primo step del Green Deal, ovvero la riduzione entro il 2030 del 55% delle emissioni.

“È fondamentale – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per la “cura del ferro” del nostro Paese, smettendola di rincorrere inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina”. “Al Ministro Matteo Salvini – ha continuato Ciafani – chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere”. Al di là dell’individuazione dei tanti problemi del trasporto ferroviario italiano e dei suoi, troppo pochi, lati positivi, Pendolaria si conclude con la determinazione di alcune “buone pratiche”, piccoli accorgimenti che renderebbero più semplice la vita dei pendolari: orari cadenzati e facili da memorizzare; possibilità di portare con sé una bici e di usufruire di stazioni rinnovate; viaggi su treni più nuovi ed efficienti. Nulla di così irrealizzabile: basterebbero un po’ di buona organizzazione e un po’ più di attenzione da parte della politica per far sì che il prossimo rapporto Pendolaria 2024 possa essere più piacevole da leggere e da redigere.

Anna Serrapelle -ilmegafono.org