La criminalità organizzata esiste anche al Nord, ormai si sa. Una realtà consolidata che bisognerebbe affrontare e contrastare una volta per tutte e della quale si è parlato anche recentemente, a inizio febbraio, durante “ControMafieCorruzione”, evento realizzato da Libera a Trieste. Un evento a cadenza annuale che rappresenta una sorta di preparazione in vista della Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno (che si celebrerà il 21 marzo, a Padova). Come ogni anno, gli organizzatori e i partecipanti hanno fatto il punto sulla situazione attuale e su eventuali cambiamenti futuri.

Questa volta, nello specifico, è stata posta maggior attenzione nei confronti del Nord-Est, considerato erroneamente come un’isola felice, come una delle poche aree italiane immune alla presenza mafiosa. Ovviamente sappiamo bene che tutto ciò non corrisponde al vero: l’infiltrazione mafiosa in tutto il Nord è una triste realtà che risale addirittura agli anni ‘70-‘80 e che, progressivamente, è andata peggiorando, aggravando ulteriormente una situazione resa già traballante dalla crisi economica.

Tra gli esperti di mafia e criminalità organizzata che hanno partecipato all’incontro di Trieste, vi erano il presidente onorario di Libera ed ex magistrato, Gian Carlo Caselli; il direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Giuseppe Governale; il Procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho e il procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni. L’esigenza venuta fuori da questo incontro è stata quella di “fare gruppo”, affinché il contrasto alla criminalità avvenga in maniera seria e ben organizzata, soprattutto in un’area in cui la giustizia è ancora piuttosto indietro a causa di una sottovalutazione generale ereditata dagli anni precedenti.

Attenzione particolare è stata dedicata a due temi: immigrazione e corruzione. Durante l’evento, infatti, si è parlato molto del problema legato alle tratte migratorie e, sebbene si sia negata una volta per tutte una possibile correlazione tra migranti e mafia (ad eccezione di quella nigeriana su cui vi sono diverse indagini in corso), si è specificato che il pericolo che le mafie straniere possano avvalersi dei canali utilizzati dai migranti (nello specifico si parla della rotta balcanica) è reale e piuttosto elevato. Proprio il Friuli Venezia Giulia sarebbe la regione maggiormente colpita da tale scenario ed è lì che andrebbe posta un’attenzione maggiore.

Per quanto riguarda la corruzione, invece, fanno riflettere le parole dure di don Ciotti che, proprio in occasione dell’evento, ha ammonito l’attuale governo, reo di utilizzare i migranti come “arma di distrazione di massa” per un Paese ed un popolo che lotta da 150 anni contro la mafia e contro la corruzione sempre più pericolosa e apparentemente inarrestabile.

Intanto, nel giro di una settimana due duri colpi sono stati assestati da magistrati e forze dell’ordine contro la criminalità organizzata, proprio nell’ambito di inchieste che vedono i clan molto attivi e presenti nelle aree del Nord-Est. In particolare, l’ultima indagine che ha visto protagonista il Veneto e le infiltrazioni di stampo camorrista, ha portato all’arresto, tra gli altri, del sindaco di Eraclea (Venezia), Mirco Mestre (accusato di voto di scambio) e di un agente del commissariato di Jesolo, accusato di aver fornito informazioni ai malavitosi su inchieste e intercettazioni.

Queste due notizie non sono altro che lo specchio della situazione attuale in Italia: da un lato vi è un Paese incattivito che non perde occasione di dare la caccia allo straniero e all’immigrato; dall’altro c’è la mafia che prospera e fa affari, inquinando il tessuto politico ed economico con il quale si spartisce il potere. Una mafia che pervade la cultura italiana, trovando consensi e appoggi a Nord come a Sud.

Giovanni Dato -ilmegafono.org