Paura. Questo si respira in Ungheria negli ultimi giorni. L’alta tensione è dovuta ai pieni poteri conferiti a Viktor Orbàn che fa tremare la precaria situazione dei diritti umani. Ora, a tutti gli effetti, il governo ungherese è nelle mani del sovranista e autoritarista Orbàn. Come se il passato non fosse bastato a far ricevere 137 voti a favore contro 53 contrari, tali da conferire il timone di uno Stato membro dell’Unione Europea nelle mani di chi si dice già pronto a dare la pena detentiva a chi fornisce “informazioni false o distorte che interferiscano con la protezione della cittadinanza” o che possano “allarmarla o agitarla”. Un reato per il quale sono previsti fino a 5 anni di carcere, al quale se ne aggiunge un secondo che punisce la violazione della quarantena o dell’isolamento con la detenzione fino a 8 anni. Da questo momento Orbàn potrà governare per decreto fino a quando lo vorrà, ad oggi non ci sono date che segnano la scadenza del regime che sta già tirando fuori gli artigli contro una popolazione provata. Gli spettri del passato, insomma, tornano a far paura.

Manovre, queste, definite un vero e proprio golpe bianco. Un colpo di Stato, quello di Viktor Orbàn, che scatena tempeste e paure in tutta l’Unione Europea facendo vacillare certezze, diritti e fondamenta sulle quali gli Stati membri provavano a galleggiare. Solo al premier in persona spetta spezzare le sue stesse catene e spetterà, inoltre, decidere quando lo stato d’emergenza, motivato dalla priorità internazionale alla lotta al Coronavirus, avrà fine. Le opposizioni politiche e gli stessi osservatori dell’Unione Europea tuonano contro tali misure e temono siano mosse che radicheranno maggiormente il potere sovranista andando così a minare ulteriormente media e magistratura, già sotto la stretta morsa di leggi limitanti, che della libertà ne fanno carta straccia. Tuttavia contro ogni corrente di timore, la ministra della Giustizia, Judit Várga, dirigente della Fidesz – partito di Orbàn – e vicinissima al premier, afferma con fermezza:“Le decisioni al contrario sono pienamente in regola e del tutto conformi con l’ordinamento costituzionale e legale ungherese”.

Costituzione e legalità che fanno storcere il naso. Non a caso, infatti, nove organizzazioni per la difesa della libertà di stampa hanno lanciato un’appello all’Unione europea chiedendole di opporsi ai poteri assoluti conferiti a Orbán. Alle voci che si sono alzate contro le ombre sovraniste e oppressive di Orbàn, c’è anche quella di Articolo 21: “Quello di Orbán è un vero e proprio colpo di stato e, non a caso, l’Ungheria era già stata messa sotto osservazione dalle istituzioni europee e dalle principali associazioni che si occupano della libertà di informazione. Quello di questi giorni è solo l’ultimo colpo di mano e l’ultima legge che contrasta con i trattati e le convenzioni internazionali. Per questo chiediamo che il primo ministro ungherese ritiri i provvedimenti o che sia accompagnato alla porta dell’Unione europea. Per questo abbiamo deciso di ‘Metterci la faccia’ e di reclamare #nobavaglioungherese” si legge nel loro appello.

Forte anche la posizione di Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa italiana (FNSI), che durante una videoconferenza con la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) ha dichiarato: “La Commissione europea sta valutando le misure di emergenza adottate dagli Stati membri in relazione ai diritti fondamentali. In particolare, per il caso della legge votata oggi in Ungheria sullo stato d’emergenza e le nuove sanzioni penali per la diffusione di informazioni false. La Fnsi sostiene la richiesta della Ifj alle massime istituzioni dell’Ue di intervenire immediatamente per impedire che il presidente ungherese Viktor Orbán, già ispiratore di leggi liberticide nei confronti della stampa, avvii la resa dei conti finale con i giornalisti e con i media del suo Paese, colpendo, più di quanto non abbia già fatto negli ultimi anni, cronisti e organi di informazione non allineati”.

Una marea in piena tempesta quella che sta travolgendo l’Unione Europea scatenando dissidi aventi già dei precedenti. In qualche modo l’arca europeista vacilla sempre di fronte ai colossi sovranisti, come aveva vacillato di fronte alla corte spietata e lugubre della Turchia, poi respinta in alto mare con qualche lontano nostalgico che provava a soffiare venti d’intesa tra l’UE e la nazione conservatrice sotto il potere del sultano Recep Tayyip Erdogan. Così sta accadendo con Viktor Orbàn, membro ormai di quest’equipaggio che stenta a tenere a galla i diritti fondamentali dell’uomo, la libertà di stampa e informazione e i valori che un tempo avevano tenuto insieme l’Europa.

Rossella Assanti -ilmegafono.org