C’era una volta, ormai tanto, troppo tempo fa, il pudore, il buon senso, la consapevolezza che non tutto è lecito, che ci sono cose da non strumentalizzare in nessun caso, da rispettare e custodire come preziose. Non è ben chiaro cosa abbia portato alla continua platealità dei sentimenti, degli ideali, dell’impegno, a cui oggi assistiamo continuamente, sin quasi ad esserne bombardati. È probabile che un ruolo determinante lo abbiano giocato i mass media prima e più in generale le piattaforme social oggi, ma questo rischia di essere un alibi troppo comodo. È invero innegabile che non può attribuirsi tutto a mero esibizionismo. Per porre in essere condotte così tanto biasimevoli ci si deve in qualche modo essere portati dalla propria indole, poiché richiede predisposizione alla menzogna, scarsa empatia ed una fortissima, spregiudicata ambizione.

Quando si parla di populismo, di strumentalizzazione delle più svariate tematiche è quasi inevitabile ormai pensare a Matteo Salvini che, da diversi anni, costruisce i propri programmi “politici” (?) cavalcando l’onda del dissenso o più in generale cercando di utilizzare in proprio favore il clima sociale italiano sempre più esasperato dagli anni complicati che stiamo attraversando. Salvini è sempre stato sinonimo di disprezzo per i siciliani, di odio verso i migranti, verso le ong, di polemica politica contro certi partiti, come il Movimento 5 stelle, con il quale però si è alleato, per poi litigare e tornare ad attaccarlo. Al contempo Salvini è lo stesso dei post con pane e Nutella per colazione all’indomani di un terremoto e dell’uccisione di un testimone di giustizia. Ed è anche lo stesso di infinite partecipazioni alle sagre di paese, passando per una recentissima campagna pro Trump affidata alle proprie mascherine.

Matteo Salvini è in definitiva il prototipo per eccellenza di quello che potremmo definire homo social, una evoluzione gravemente involutiva dell’homo sapiens. Ormai è difficile per lui stupire l’opinione pubblica con una foto o con un intervento, siamo abituati ad aspettarci di tutto. Eppure nei giorni scorsi, è riuscito a superare ogni aspettativa. Nel corso del suo viaggio in Sicilia, per una serie di impegni politici e, soprattutto, per partecipare, presso l’aula bunker dell’Ucciardone, all’udienza preliminare del processo “Open Arms” in cui è indagato per sequestro di persona, ha ritenuto opportuno recarsi presso un luogo molto significativo per gli italiani ed in particolar modo per i siciliani. Il leader della Lega è andato infatti a deporre una corona di fiori ai piedi dell’ulivo piantato in Via D’Amelio in memoria della strage in cui vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.

“Ogni volta che vengo a Palermo – ha dichiarato il leghista – ritengo un dovere civico e umano rendere omaggio a Paolo Borsellino e agli uomini e alle donne della scorta, mi sembra il minimo. Mi sembrava giusto partire da qui”. Per assicurarsi che la propria visita avesse la giusta cassa di risonanza mediatica, Salvini ha ritenuto opportuno indossare durante la sua visita una mascherina, donatagli dall’assessore regionale leghista, Alberto Samonà, raffigurante proprio il giudice ed una sua celebre frase. Un gesto plateale, eccessivo, sguaiato, una grottesca pantomima che, più che consensi, ha attirato lo sdegno e le secche repliche dai familiari del giudice.

Salvatore Borsellino, fratello del giudice, ormai da anni impegnato a sua volta nella lotta alla mafia, ha parlato di sciacallaggio e di mera passerella televisiva. “Il disgusto per le scene a cui ho dovuto assistere – ha dichiarato Salvatore – non mi hanno fatto dormire. Queste profanazioni non si possono e non si devono ripetere”. “Quell’albero, piantato nella buca che era stata scavata dall’esplosione che ha fatto a pezzi Paolo, Agostino, Vincenzo, Claudio, Emanuela e Eddie Walter – ha aggiunto il fratello del giudice – è stato voluto da nostra madre perché potesse accogliere le persone, i giovani soprattutto, che vengono in quella via a trovare Paolo, ad onorare la memoria di suo figlio e dei ragazzi della sua scorta uccisi insieme a lui”.

“Sono felice – ha aggiunto – che a nostra madre sia stato risparmiato lo spettacolo a cui ho dovuto assistere io ieri, quella mascherina con l’effige di Paolo ostentata da quel politico come in altri casi ha ostentato, per opportunismo o per raccogliere qualche misero voto, l’effige di Trump o addirittura il rosario”. Salvatore Borsellino ha proseguito l’intervento confessando il proprio bisogno che quell’albero così speciale, quel luogo “sacro” sia custodito e protetto da simili atti di sciacallaggio e chiedendo di istituire la “scorta per la memoria” che custodisca quel posto dal primo maggio al 30 luglio. Una scorta che ha affidato ad una campagna di reclutamento on line che ha già ricevuto, in pochi giorni, tantissime adesioni.

Quello che Salvini pensava potesse portargli voti e consensi ha invece attirato sul suo capo grosse polemiche e un diffuso senso di disgusto. La mascherina, almeno per un po’, sarebbe bene che la usasse per celarsi alla vista di quanti ha offeso con le sue azioni piuttosto che per fare ulteriore propaganda. Ma questo forse richiede qualcosa di cui il politico lombardo sembrerebbe essere sprovvisto: un po’ di buongusto.

Anna Serrapelle-ilmegafono.org