I PFAS sono composti che, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa e altri beni di consumo. Non tutti sanno però che il loro impatto sulla salute di tutti noi è altissimo. Dopo il loro utilizzo nel ciclo di produzione, infatti, vengono riversati nei nostri fiumi e nell’aria, inquinando acqua e coltivazioni e arrivando così fino alle nostre tavole.

Sono pericolosi per noi e anche per l’ambiente. Per questo Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere al governo italiano di varare subito una legge che introduca il divieto dell’uso e della produzione dei PFAS in tutta Italia. Come scrive Greenpeace, infatti, l’Italia è teatro del più grave caso di contaminazione da PFAS nel continente europeo ed oggi i bambini possono nascere con una traccia indelebile: i PFAS nel loro sangue. Le persone in tutta Europa sono esposte ai PFAS attraverso gli alimenti, l’acqua potabile, l’aria, numerosi prodotti di consumo e i materiali presenti nelle nostre case e nei luoghi di lavoro. Nel corpo umano queste sostanze sono state trovate nel sangue, nelle urine, nella placenta, nel cordone ombelicale e persino nel latte materno.

L’esposizione ai PFAS è stata associata a effetti negativi sulla salute come problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, riduzione del peso alla nascita dei neonati, obesità, diabete, elevati livelli di colesterolo e riduzione della risposta immunitaria ai vaccini, diabete gestazionale, impatto negativo sulla fertilità, oltre che alcune forme tumorali come il cancro al rene e ai testicoli. Sono le persone fragili, i bambini e le donne incinte a pagare il prezzo più alto.

Cinque nazioni europee hanno già chiesto di vietare l’uso e la produzione di queste sostanze, nonostante questo possa andare contro gli interessi di aziende e industrie. “È giunto il momento per l’Italia di fare lo stesso – sottolinea Greenpeace – perché non possiamo anteporre il profitto alla tutela dell’ambiente e della nostra salute”.

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Redazione -ilmegafono.org