Il 1° maggio ho fatto due passi intorno alle colline vicino Anghiari, in provincia di Arezzo. Qui la natura è ancora padrona e i boschi si alternano rigogliosi a campi coltivati a grano, farro o colsa. Questa zona, come molte delle aree rurali d’Italia, sta subendo un notevole spopolamento, soprattutto nei centri più piccoli e isolati. Potremmo chiamarli “centri disabitati”. Ce ne sono tantissimi e sono il simbolo di un paese che non è mai riuscito ad adattarsi al cambiamento della società ma che lo ha solo subito. Mi sono spinto lungo una strada non asfaltata, tra i boschi, e sono arrivato a Verazzano, frazione di Anghiari, un luogo che è ormai solo lo spettro del paese originario, che risale addirittura al X secolo.

Case, palazzi e una chiesetta inerpicati su una collina in cui la natura si sta riappropriando di ogni cosa. Dei cinque abitanti che risiedono a Verazzano, solo due vivono stabilmente qui. Di questi cinque, inoltre, tre sono stranieri. Un inglese e due olandesi che hanno acquistato e ristrutturato case che gli italiani preferiscono far cadere in rovina. Questo fenomeno sta andando avanti da decenni, e non credo che riusciremo mai a invertire la tendenza, perché noi, gli italiani, non abbiamo i soldi.

Quando li abbiamo li investiamo in altro: case al mare o appartamenti, vacanze a Cortina, viaggi… La dimensione bucolica della campagna ci ricorda forse la povertà dei nostri antenati. Chissà.

In questo momento in Toscana, più del 10% della popolazione è di nazionalità straniera. Questo dato è uno specchio di quello che sta accadendo in tutta Italia, in un Paese nel quale si svende il patrimonio storico artistico ai benestanti e si sfruttano come schiavi gli irregolari. La gente continua a venire da noi per trovare la bellezza, abbagliata dal nostro passato, ma molto confusa riguardo al nostro presente.

Angelo De Grande – ilmegafono.org