Cari lettori,

“Apriti Sesamo” oggi non è la frase magica che svela ciò che è celato, no. Oggi vi mostrerà ciò che è sotto gli occhi di tutti. A Pompei, il 6 novembre è crollata una “casa”, una di quelle sulla via principale, la via dell′Abbondanza. Questa “casa” era impropriamente chiamata la domus dei gladiatori, ma il suo nome corretto era Schola armaturarum.

Quando venne scoperta, alcune armature si trovavano ancora stipate in scaffali a parete e degli affreschi a soggetto militare decoravano gli ambienti interni.

Come tutti sapete Pompei venne sommersa dalle ceneri dell′eruzione del Vesuvio del 79 d. C. e riportata alla luce a partire dal 1748. Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplontis sono siti che il mondo ci ha sempre invidiato. Sono uno spaccato originale della vita di 2000 anni fa perfettamente conservato, un avvertimento, ma anche un regalo che il Vesuvio ha fatto ai suoi abitanti.

Sì, Pompei é stata una benedizione per gli italiani e i campani in particolare. È uno dei siti più visitati al mondo e sembra assurdo che possano avvenire cose del genere. Quello che Cesare Brandi chiamava restauro preventivo e che Giovanni Urbani chiamava conservazione programmata si esemplifica nelle parole: manutenzione e buon senso. La manutenzione è infatti quella operazione giornaliera di cura del bene culturale che mantiene lo status quo al fine di evitarne il restauro, operazione di per sé traumatica.

Questi grandi storici dell′arte e del restauro hanno steso le basi a livello mondiale per la costituzione di una seria e rigida teoria del restauro che mantenga in vita i nostri monumenti il più a lungo possibile. La scienza del restauro l′abbiamo inventata noi italiani. E allora perché, come è possibile che sia successo questo proprio a noi? In questo immane scarica barile, che avrete notato ascoltando le notizie sull′avvenimento, chi ha la colpa?

La colpa non è facile d′attribuire, perché non è di nessuno in particolare. Certo sembra assurdo che gli appalti per l′affidamento dei lavori di manutenzione e di restauro siano al ribasso e che non ci sia un organo che controlli che questi lavori siano eseguiti secondo le regole e impiegando personale qualificato. Sembra assurdo che lo Stato che conserva il maggior numero di beni culturali al mondo non riesca a farli fruttare, a scommetterci, ma tenda solo a sottolinearne i costi.

Non è facile trovare il colpevole ma è facile trovare la soluzione. E sì, è proprio facile. Il problema non è avere o non avere i fondi per la manutenzione di una certa opera, ma è rivolgersi ai giusti interlocutori. Vi assicuro, infatti, che c′è gente che lo farebbe gratis il lavoro di manutenzione a Pompei o in qualsiasi museo o struttura culturale. È proprio così, cari ministri! Ci sono centinaia di migliaia di laureati in lettere, conservazione dei beni culturali, lingue, ecc., che verrebbero anche gratis! Certo questa è una provocazione e almeno il minimo sindacale glielo si dovrebbe dare, perché dovremo prima o poi iniziare a divenire un paese democratico e redistribuire la ricchezza in modo meritocratico. Istituite stage per neolaureati e poi assumeteli!

Io sono laureato in Conservazione dei beni culturali, una facoltà che esiste dal 1979 in Italia. Tutti i miei ex colleghi lavorano in altri settori, non ci sono posti nei beni culturali, non ci sono fondi, si preferisce assumere operai semplici che fanno ciò che gli si dice senza fare domande…

Riseppellite Pompei, solo così la salverete! In questo momento storico, in Italia, non siamo in grado di gestire nulla.

Angelo De Grande -ilmegafono.org