La storia del nostro Paese ci ha spesso mostrato come la motrice della nostra miglior musica è stata rappresentata dal cantautorato, un genere che tra l’altro ha ispirato un numero infinito di musicisti. E oggi vi vogliamo parlare di uno di questi, che si distingue per la qualità delle sue composizioni e per le originali sperimentazioni che ci propone: si chiama Rocco Rosignoli e ha il timbro dei grandi del passato. Navigato musicista parmigiano con numerose esperienze alle spalle, Rocco torna sotto i riflettori della musica cantautorale italiana presentandoci il suo quarto album, intitolato “Tutto si dimentica”: un disco capace di attingere dalla migliore musica d’autore e che allo stesso tempo ci fa ascoltare qualcosa di nuovo, principalmente in chiave folk.

È un album che si compone di dieci tracce e che, oltre alla strumentazione classica, si avvale di strumenti particolari come l’armonium o il bouzouki per creare delle atmosfere particolari, per proporre qualcosa di originale pur rimanendo sempre all’interno di un contesto acustico. Le tracce composte da Rocco Rosignoli sono il riassunto di qualcosa di intenso, che l’artista percepisce nel profondo, e che viene raccontato in un modo intimo e delicato.

Analogamente alle basi armoniche e alle melodie, anche i testi hanno molto da dire: scegliendo il concetto di memoria come leitmotiv, le parole che scorrono in “Tutto si dimentica” si inseriscono tra le note come narrazioni poetiche che richiamano valori etici, sociali e anche politici. Una capacità di scrittura di altissimo livello, che abbiamo apprezzato moltissimo. Parole e musica, infatti, ci sono piaciute tanto e sono un sigillo d’autore in una produzione discografica che offre l’ennesima prova del grande valore di un musicista che ha tanto da esprimere e raccontare (e che abbiamo avuto ospite nell’ultima puntata di “The Independence Play”, sulla nostra web radio).

Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Tutto si dimentica”