Ho sempre avuto un rapporto di amore e odio con filosofia e matematica. Ne ho subito il fascino tutte le volte che ho tenuto il confronto, ma ho sofferto l’applicazione dei concetti base, da pigro non troppo lontano dalle note di Ivan Graziani. Quando ho conosciuto Blaise Pascal, però, ho pensato che tutti gli anni che non ha vissuto sono stati una indiscriminata sottrazione alle possibilità che anche quelli come me avrebbero potuto avere. Perché uno che se ne va a 39 anni dopo aver aperto le porte dell’aldilà per farci dare un’occhiata alla cabala, a 78 anni avrebbe pure potuto farci parlare con Caronte ben prima dell’appuntamento al molo. Perché cose come la teoria delle probabilità sono meraviglie dei tempi e ci offrono possibilità infinite di osservare mondi plausibili.

Va da sé che in questi giorni di proteste in nome della democrazia e della libertà – paradossalmente guidate da gente come Giuliano Castellino, picchiatore di giornalisti di ultradestra con obbligo di dimora – a me sia venuta in mente la sua scommessa. Perché fra tutte le teorie, le idee e gli scritti, la scommessa di Pascal è forse la più affascinante delle formulazioni regalateci e, davanti al caos, a volte diventa incredibilmente logica. Ci ho pensato nel discutere, con garbo, con chi teme il vaccino, nella mia posizione di vaccinato e a favore della prevenzione. Premetto che non mi tuffo di testa – per non sottoporre a stress le mie vene – in crociate social contro i no-vax convinti che vengano iniettate calamite in polvere capaci di attaccare i cucchiai alla pelle, perché il dialogo garbato sarebbe di fatto inutile: mi limito ad esprimermi con chi si sente dominato dalla paura dell’ignoto, e lo faccio cercando di proporre le mie di paure – logiche, perché come quasi tutti ho temuto il vaccino – e di spiegare perché in me abbia vinto la fiducia.

Parto da un assioma banale: chiunque non abbia le competenze adatte, cioè la maggior parte della popolazione, fa un salto, e se non è un salto nel buio è un salto in un posto scarsamente illuminato. Vaccinarsi è, di fatto, questo. E qui entra in gioco Pascal, anche se l’ambito del suo ragionamento è molto, molto meno materiale. A un certo punto della sua vita Blaise pose la personalissima questione dell’esistenza di Dio, dicendo: “Se c’è un Dio, allora è infinitamente incomprensibile, perché non avendo né parti né limiti non ha nessun rapporto con noi. Siamo, dunque, incapaci di conoscere che cos’è, né se esista”. E riassumeva questo concetto con una frase che oggi calza magnificamente: “C’è di mezzo un caos infinito”.

Nel suo ragionamento – che riassumo qui coi miei potenti mezzi postuniversitari – diceva che per il fatto stesso di vivere la vita bisognava scegliere da che parte stare, cioè se credere o meno in Dio, e che la scelta era di fatto una scommessa, proprio per l’impossibilità di comprendere: scommettere quindi se Dio esisteva o meno. E concludeva che bisognava necessariamente scommettere sull’esistenza di Dio, perché c’era tutto da guadagnare. Se il pegno per la scommessa era nulla più che la volontà, perché la ragione non poteva essere impiegata in un discorso su Dio, allora non c’era di fatto nulla da perdere nel caso in cui Dio, alla fine, non fosse esistito. La sua esistenza, invece, avrebbe permesso di guadagnare la beatitudine eterna.

Ora: considerando che per molti la questione scientifica dei vaccini rappresenta un caos infinito e che bisogna fare una scelta davanti alle difficoltà di comprendere, allora si può convenire che, dati alla mano, il salto è plausibile. Perché credere nella sua efficacia conviene a me e all’intera società. Un’equazione banale direbbe: se è efficace e lo faccio ci ho guadagnato; se non è efficace e non lo faccio non ci ho perso né guadagnato; se è efficace e non lo faccio ci ho perso; se non è efficace e lo faccio non ci ho perso né guadagnato.

Certo le variabili ci sono, perciò fermate un attimo le critiche: è ovvio che il parallelismo fede/salute è forzato, ma qui per tantissima gente si tratta di fiducia e di senso di responsabilità. Davanti all’unica obiezione possibile, cioè quella dettata dalla paura, si tratta di scommettere su una scelta condivisa con una larga parte dell’umanità che ha già fatto la sua scelta, avendo chiaro il fatto che sui vaccini si è lavorato come si deve e con i fondi necessari (la storia che per un avere un vaccino ci vogliono anni e che costerebbe troppo dovrebbe essere assodato che è un’idiozia, alla luce dei progressi della scienza dai tempi del vaiolo a oggi e alla luce dei fondi messi in campo per salvare la nostra specie).

La spinta che mi ha portato a fare la fila e presentarmi all’hub, alla fine, è stata quella del senso di responsabilità. Non dico che chi ancora è tenuto per il collo dalla paura sia un irresponsabile, affatto. Ma dico che chi ha già fatto il salto lo ha fatto anche per chi non riesce neanche ad immaginare di farlo, e la sua scelta a favore della profilassi è un aiuto per provare a vincere tutti insieme questa scommessa. Se poi Dio esiste e non sarà stato per la pandemia che saremo andati a discutere con lui della vita terrena, dell’Area 51 e delle piramidi, allora potremo presentarci a lui dicendogli “va che lo sapevo”. E avremo vinto due volte.
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Poscritto: astenersi commenti preconfezionati “ne parliamo fra cinque anni” o “è un complotto dei poteri forti”.

Seba Ambra -ilmegafono.org