Mentre nel mondo reale il dibattito accademico e intellettuale si interroga su date di aperture e futuro dei musei, nel sottosopra digitale si fanno passi da gigante nell’istituzione di servizi innovativi per favorire una continua, anche se diversa, fruizione dell’arte. Il progetto Lieu.city fa parte di questa rivoluzione: strutturato come un normale social network, chiede di registrarsi gratuitamente e creare un profilo pubblico. Una volta entrati, però, nella bacheca non si trovano i “soliti” contenuti condivisi da vari utenti, ma un programma di mostre virtuali alle quali partecipare. Un’interfaccia semplice ed intuitiva ti guida passo passo alla scoperta dei vari eventi, dai ticket a tutto il percorso espositivo di ogni esibizione, dando al contempo la totale libertà di percorso.

Deodato Salafia, brand manager di deodato.com e le 6 gallerie fisiche connesse tra Milano, Svizzera, Bruxelles, Gstaad e Porto Cervo, è la mente che ha partorito questo innovativo progetto. Su deodato.com, a proposito di Lieu.city possiamo leggere: “Il sogno è quello di uno spazio per le mostre d’arte che sia bello quasi quanto un museo, che sia persistente nel tempo, che possa viaggiare in secondi da un capo all’altro del mondo e che permetta a tutti, operatori e soprattutto curatori, di creare contenuto di altissimo valore, senza costi né in infrastrutture, né in tecnologia” L’algoritmo di questo social, infatti, permette di creare automaticamente degli spazi espositivi lasciando ai curatori un’ampissima libertà di scelta.

La resa finale è da immaginare come un incrocio tra la street-view di google maps e il videogioco RPG (Role Player Game/giochi di ruolo multiplayer): che sia da pc, smartphone, tablet, consolle o visori VR (Virtual Reality – occhiali per la Realtà Virtuale), l’interfaccia è in prima persona e permette di muoversi liberamente entro lo spazio espositivo, tra le varie sale, alla scoperta delle opere nelle quali, cliccandoci sopra, è possibile zoomare per i dettagli, aprire la scheda di descrizione opera con tutte le info aggiuntive e addirittura lasciare un cuoricino che la salverà automaticamente nella propria “wishlist”. La scelta della wishlist non è affatto da sottovalutare: è infatti uno strumento di connessione rapida tra collezionisti e gallerie/curatori per la vendita delle opere.

Inoltre, l’interfaccia presenta anche una mappa 2d che, come nei più classici videogame, ti aiuta ad orientarti all’interno dello spazio. Sul lato opposto si scorge anche una chat nella quale è possibile interagire con gli atri visitatori virtuali. Al momento sono in atto 3 splendide mostre tutte gratuite: Shepard fairey/3 decades of dissent, mostra dell’artista Shepard Fairey, in arte OBEY, a cura di Claudio Crescentini, Federica Pirani e galleria Wunderkammern;  Marco Glaviano – Volto di Donna, mostra del grande fotografo delle icone e delle star; Art Rights Prize, mostra del primo premio italiano di Arte tutto digitale che ha visto una vastissima partecipazione da parte di artisti da ogni parte del mondo.

Insomma, un social network di tutto punto che permette una grande rivoluzione digitale del mondo dell’arte, ma solo se le varie istituzioni pubbliche e private inizieranno seriamente a prendere in mano le redini del proprio futuro. Grazie a questo progetto, l’Italia si mette al passo con il resto del mondo. Lieu.city, infatti, non è l’unica piattaforma in grado di fare tutto ciò: Artsteps, ad esempio, è un progetto nato qualche anno fa dall’azienda greca Dataverse. Come la cugina minore italiana, la piattaforma permette di creare spazi virtuali in 3D o usare i modelli pre-costruiti, aggiungere opere di vario genere e sistemarle facilmente nello spazio, creare un guided-tour, interagire con i visitatori e seguire gallerie e artisti preferiti. In meno c’è la wishlist, anche se si può mettere il tanto cercato cuoricino sulle mostre che più sono piaciute e ritrovarsele nella lista “liked”. In più, però, c’è l’app per smartphone e tablet che permette di entrare come “guest” (ospite) senza bisogno di registrazione e visitare tutte le mostre disponibili.

Le mostre virtuali, dunque, sostituiranno le reali? Ovviamente la risposta è no. L’impatto visivo e le emozioni scaturite dalla presenza dell’opera d’arte non saranno mai sostituibili da nessun visore VR e da nessun click del mouse. Ma bisogna pensare a questi strumenti non come sostitutivi ma integrativi se davvero si vuole uscire dall’involucro di vecchiume che soffoca il sistema museale italiano. L’arrivo della pandemia ha obbligato le nostre istituzioni a fare i conti con la gestione data finora: pochi soldi, spesi peggio. Se davvero si vuole crescere e superare certi indottrinamenti, bisogna aprirsi alle nuove tecnologie e non aver timore di utilizzarle.

Lieu.city, ad esempio, non è un social utile solo per sopperire la mancanza di eventi culturali in presenza, ma può avere splendide applicazioni anche in post-pandemia: i musei potrebbero organizzare dei mini-tour didattici per le scuole con parte delle loro collezioni. Ciò porterebbe i più giovani ad avere a che fare con uno strumento più vicino a loro che permette di poter vedere, anche solo virtualmente, le opere nelle loro sedi espositive, aggiungere informazioni alle ricerche, sviluppare un pensiero critico sugli allestimenti, sulle opere e magari far nascere in loro la curiosità di vedere un giorno di persona tutte quelle immagini stampate sui libri di scuola.

Oppure gallerie e fondazioni potrebbero realizzare delle preview dei vari eventi che invoglino collezionisti e visitatori ad andare fisicamente alle mostre. I modi di conciliare patrimonio culturale e innovazione digitale sono già tantissimi e molti altri ancora nasceranno nei prossimi anni. Per capire come sfruttare al meglio ogni possibilità di crescita e aggiornamento, però, è necessario lasciare spazio alle nuove generazioni, quei giovani che (inclusa chi scrive) hanno speso gli ultimi 10 anni tra formazioni, tirocini, gavette e ancora formazioni, stage a malapena retribuiti (quando va bene) per acquisire e governare tutti questi strumenti di cui ora più che mai avete bisogno.

Quindi, dall’alto delle vostre poltrone abbassate ogni tanto lo sguardo che qua sotto magari non avremo la soluzione pronta, ma facciamo di tutto per dirvi che siamo pronti a lottare per raggiungerla.

Sarah Campisi -ilmegafono.org