Avviso Pubblico è un’associazione che comprende una rete di enti locali che si impegnano, in modo concreto, per promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. In vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022 Avviso Pubblico ha lanciato un appello poiché su mafia e corruzione vi è un incomprensibile silenzio in campagna elettorale. Il 7 settembre 2022, l’appello, tramite una videoconferenza, è stato rivolto a tutte le candidate e a tutti i canditati per sollecitarli a parlare di mafie e corruzione nel corso della campagna elettorale e ad impegnarsi, se eletti o se elette, a portare avanti cinque politiche e cinque proposte di impegno che l’Associazione ha elaborato, recependo le istanze di più di 500 enti locali e 11 Regioni attualmente associate, nonché monitorando costantemente i lavori di Camera e Senato tramite il suo Osservatorio parlamentare.

Le cinque proposte, illustrate da Rosy Bindi, Enzo Ciconte e Roberto Montà sono:
• favorire l’uso sociale dei beni confiscati e garantire il funzionamento delle aziende sottratte definitivamente alla criminalità organizzata, tenendo fermi i principi della legge Rognoni-La Torre;
• semplificare la normativa in materia di appalti senza perseguire logiche di deregolamentazione che potrebbero concretamente avere un’incidenza negativa sull’efficacia dei controlli di prevenzione e contrasto alle mafie e alla corruzione;
• sostenere giornalisti/e, amministratrici e amministratori locali minacciati e intimiditi;
• stanziare adeguate risorse in favore delle forze di polizia e della magistratura per rafforzare il numero delle persone che vi operano;
• garantire la massima vigilanza sulla gestione e l’impiego dei fondi del PNRR.

La campagna elettorale volge al termine e, nonostante questo appello, il silenzio regna sovrano, tutti tacciono o si concentrano su altri argomenti, come ha fatto FdI di Giorgia Meloni, che ha intimato la Rai a non trasmettere una puntata della serie di animazione Peppa Pig che, in un episodio, raccontava la storia di un piccolo con due mamme. Se, come scriveva Alda Merini “chi tace spaventa”, dobbiamo davvero aver paura di quale futuro ci aspetta, visto che il silenzio avvolge un tema così fondamentale per il nostro Paese, che è quello della lotta alla criminalità organizzata. Oltre il silenzio delle parole non pronunciate, nei programmi dei vari partiti politici, per queste elezioni, si fa riferimento alla lotta alle mafie? Di cosa nostra siciliana, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita, stidda, mafia nigeriana, cinese, albanese, agromafie ed ecomafie si fatica davvero a dire qualcosa che superi la banalità.

A volte si salta completamente l’argomento, come se non esistesse. Come se l’Italia non avesse una serie di organizzazioni criminali che strangolano e stritolano il nostro tessuto economico, politico, sociale, ambientale, culturale. La presenza dei clan è ovunque, da Nord a Sud. E i clan si legano alla politica, all’imprenditoria, alle istituzioni, alla massoneria deviata. La pandemia ha notevolmente peggiorato la situazione. Il dibattito politico (a parte qualche eccezione) sfiora soltanto i nodi del problema. Proposte vaghe, quando ci sono. Si discute di tesi che un tempo sarebbero state improponibili, assurde: come l’abolizione del 41 bis, il carcere duro. L’emergenza che aveva richiesto quelle norme severe, dicono,  soprattutto a destra, è alle spalle. Le candidature sono un discorso a parte: le liste pulite, un miraggio. Non solo per le politiche nazionali ma, anche e soprattutto, per le regionali in Sicilia.

“Dobbiamo renderci conto che nella lotta alla criminalità c’è ancora tantissimo da fare – ha detto  Maria Falcone a Repubblica – oggi cosa nostra non è più solo quella che uccide, perché ha capito la lezione del 1992 e del 1993: quindi l’obiettivo non può essere solo la caccia a un latitante, ma prevenire e sventare gli interessi che ci sono dietro”.

Ma vediamo nel dettaglio cosa dicono i programmi dei partiti politici, a proposito di lotta alle mafie:

• Il PD, che ne parla in modo più ricco rispetto agli altri partiti politici, scrive: “Il contrasto alle mafie non è un fardello burocratico: è la condizione per liberare le energie nella ripartenza”, e suggerisce delle strategie, che illustra in modo generico, come l’investimento sulla cultura della legalità, il rafforzamento di una strategia europea contro il riciclaggio, l’esigenza di una legislazione europea riguardante la confisca dei beni, la vigilanza al PNRR, l’aggiornamento dei sistemi di protezione e tutela dei collaboratori di giustizia.
• Nel programma condiviso del centrodestra (definito “accordo quadro”) al tema è riservata una sola riga: “lotta alle mafie e al terrorismo”, stesso spazio riservato al “contrasto al fenomeno delle baby gang e microcriminalità”.  Nessuna indicazione su come fare, su quali misure intraprendere, né sulle risorse da assegnare. Una riga nel programma di Forza Italia (“lotta a tutte le mafie”), così come in quello di Fratelli d’Italia. La Lega si concentra solo sulla mafia nigeriana.
• Possibile, formazione politica fondata da Pippo Civati, non parla di mafia;
• + Europa, il partito di Emma Bonino, fa solo riferimento alla legalizzazione delle droghe leggere;
• Azione e Italia Viva la mafia non la nominano nemmeno;
• Sinistra Italiana-Europa Verde, dedicano nel loro programma elettorale una parte dedicata al contrasto alle mafie densa, corposa, lunga e dettagliata, come dovrebbe essere in un paese come l’Italia. Ci sono esempi, come quello dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, sottratto alla camorra. Ma anche misure indicate puntualmente, spiegazioni, riferimenti agli articoli. Meritoria la citazione del fenomeno delle ecomafie, trascurato da quasi tutti;
• Unione Popolare di De Magistris ne parla in modo approfondito, concentrandosi sulla lotta all’usura, sul sostegno alle vittime del racket, sul controllo degli appalti pubblici, sulle collusioni tra mafie, politica e sistema economico;
• Movimento 5 Stelle ne parla a lungo suggerendo delle strategie generiche come il PD;
• Italexit, di Gianluigi Paragone, propone di “perseguire il benessere degli animali per togliere ossigeno alle ecomafie”. Solo questo, senza aggiungere altro.

Questi i programmi, in sintesi, e le parole scritte. Le parole pronunciate contro le mafie, indicando programmi e proposte per combatterle, non si odono, non arrivano. Regna, dicevamo, il silenzio. Si urla per altro. Giorgia Meloni, ad esempio, sia in italiano che in uno spagnolo romanesco, urla che il problema di questo Paese è la fantomatica lobby LGBT. Sulla criminalità organizzata nulla, nemmeno sottovoce. Rocco Chinnici aveva risposto a questo silenzio con questo semplice e autentico discorso: “La mafia è stata sempre reazione, conservazione, difesa e quindi accumulazione della ricchezza. Prima era il feudo da difendere, ora sono i grandi appalti pubblici, i mercati più opulenti, i contrabbandi che percorrono il mondo e amministrano migliaia di miliardi. La mafia è dunque tragica, forsennata, crudele vocazione alla ricchezza. La mafia stessa è un modo di fare politica mediante la violenza, è fatale quindi che cerchi una complicità, un riscontro, una alleanza con la politica pura, cioè praticamente con il potere”. “La mafia preferisce il silenzio”, diceva un famoso manifesto del 1993.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org