Secondo le più recenti stime di crescita per il 2019 elaborate dalla Commissione Europea, l’Italia, con un bel 0,2%, si colloca all’ultimo posto, ben al di sotto di qualsiasi aspettativa accettabile, visti i numeri degli altri Paesi membri. Festina lente, dicevano saggiamente i latini. E chi si muove? Saremo qui in trepida attesa di osservare l’imminente “boom economico” di cui si è tanto parlato e che finalmente ci travolgerà. Ma nel frattempo, e come spesso succede, per il governo le priorità sono ben altre.

Oltre al famigerato decreto sicurezza diventato legge a inizio dicembre, la riforma sulla legittima difesa attualmente in discussione alla Camera è un altro cavallo di battaglia dell’Italia secondo Salvini e, molto probabilmente, entro marzo diventerà anch’essa legge. Nove mesi di “governo del cambiamento” per partorire misure che riguardano soprattutto la sicurezza. Ma la sicurezza di chi? Questo non è dato a sapersi. Come si è ormai da tempo abituati, la narrazione preferita è sempre quella che, da una parte, plasma un fantomatico nemico da contrastare, rigorosamente studiato a tavolino e ritenuto origine indiscussa di tutti i mali, dall’altra, propone soluzioni che solo un ministro del cambiamento di un certo spessore può escogitare.

Una legge un po’ sbilanciata forse, che pone l’accento su una palese presunzione d’innocenza di chi difende la proprietà, ma che, secondo i promotori, risponde ad una reale emergenza nazionale e grazie alla quale si potrà finalmente limitare “l’eccessiva discrezionalità della magistratura nei confronti di chi reagisce in uno stato di paura”, come afferma Giulia Buongiorno. Fa niente se i dati reali su omicidi, furti e rapine raccontano tutt’altro. Quale valenza potrebbe mai avere, se parliamo di rapine ad esempio, un calo di oltre il 30% nel 2018 rispetto al 2012 (Fonte: Viminale, dati relativi alla sicurezza del 2018)? Per non parlare del fatto che in un anno i processi per legittima difesa in Italia si contano sulle dita di una mano.

Ma le “emergenze” di stampo leghista si costruiscono in fretta. E probabilmente è stata solo una svista quella del ministro dell’Interno di non aver inserito l’hashtag #advertisment nelle sue storie sui social, durante le ore trascorse presso HIT-Show, la Fiera delle Armi di Vicenza, a cui ha partecipato poco più di dieci giorni fa. Circondato da fucili e altre armi da fuoco che imbracciava (e abbracciava anche, pensando probabilmente alle prossime elezioni), il leader del Carroccio, versione testimonial, ostentava orgogliosamente l’incontenibile felicità di trovarsi in mezzo ai più genuini prodotti made in Italy.

D’altronde è risaputo che l’Italia, con il 2,5% dell’export mondiale, rientra nella top 10 dei Paesi produttori di armi a livello globale e, a pensar male, si fa presto. La lobby dei fabbricanti di materiali da guerra starà mica valutando l’espansione verso il mercato interno? All’estero il business non conosce crisi e tra i migliori acquirenti si trovano Paesi come lo Yemen, gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita, tutti noti per il riguardo che spesso manifestano per i diritti umani e per la pace nel mondo.

All’interno dei confini nazionali, secondo i dati forniti da Small Alarm Survey 2018, il possesso di armi da fuoco in Italia supera 8 milioni e mezzo di unità – tutte di proprietà di civili. Evidentemente per qualcuno non è sufficiente. Ma poi, se fosse vero che in nome della legittima difesa le persone si sentirebbero più al sicuro per il solo possesso di un’arma, perché mai i delinquenti non dovrebbero arrivare anche loro con attrezzature ancor più sofisticate? Con tutta la buona volontà, l’equazione più armi – più sicurezza fa acqua da tutte le parti.

Sono molto folcloristiche le storie di Salvini sui social ed è indiscutibile il fatto che sia un invidiabile influencer in ascesa ma, al netto dei suoi veri o finti followers, al momento, secondo i sondaggi più attendibili, otterrebbe comunque il consenso di un cittadino su tre. Ed è proprio questa la prima cosa che dovrebbe farci sentire tutti un po’ meno al sicuro.

Alina Nastasa -ilmegafono.org